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ATTO SECONDO (Galleria dalla quale vedonsi i giardini.) SCENA PRIMA (Alfonso e Don Gasparo.) ▼ALFONSO▲ Giardini d'Alcazar, de' mauri regi care delizie, oh, quanto alla vostr'ombra riandar m'è grato i dolci sogni dell'amore, onde s'inebria il cor. ▼GASPARO▲ Del vinto il tetto è premio al vincitor, per te la fede trionfa, e Ismael fugge e paventa. ▼ALFONSO▲ Sì, di Marocco i regi e di Granata insiem, vider la luna a Tariffa crollar. ▼GASPARO▲ Fu la tua gloria, signor. ▼ALFONSO▲ Fu mia? Non mai. Fu Fernando, fu quel garzon valente, che un giorno sol fe' noto, che rannodò l'armata salvando il suo signor. Ogg'io l'attendo a Siviglia e innanzi a tutti il suo valore d'onorar desio. ▼GASPARO▲ Della tua sposa or giunse sdegnoso il genitor. ▼ALFONSO▲ (con impazienza) Alcun gli fea già chiaro il mio pensiero. (Don Gasparo a cui don Alfonso fa cenno di uscire, s'inchina con rispetto e parte.) SCENA SECONDA (Alfonso solo.) ▼ALFONSO▲ (seguendo con lo sguardo Don Gasparo) Ma de' malvagi invan sul capo mio sventure impreca invida rabbia, invano contro il mio amor congiurano; di tutti l'inique trame io scerno. Per te, mia vita, affronterei l'averno. Vien, Leonora, a' piedi tuoi serto e soglio il cor ti pone. Ah! se amare il re tu puoi, mai del don si pentirà, lo splendor delle corone cede innanzi alla beltà. De' nemici tuoi lo sdegno disfidar saprò per te; se a te cessi e l'alma e il regno, io per gli altri ancor son re. De' miei dì compagna io voglio farti, o bella, innanzi al ciel, al mio fianco unita in soglio, al mio fianco nell'avel. (movendo incontro a Don Gasparo, che ritorna, e col quale s'intrattiene) Per la festa previen tutta mia corte. SCENA TERZA (Leonora discorrendo a voce bassa con Ines, Alfonso e Don Gasparo.) ▼LEONORA▲ Ebben, così si narra! ▼INES▲ Ei prode vincitor. ▼LEONORA▲ Egli è Fernando! A lui la gloria!… O cielo! a me l'infamia! . (fa cenno ad Ines di ritirarsi e il re s'avvicina a Leonora) ▼ALFONSO▲ Ah, Leonora, il guardo perché mesta inclinar? ▼LEONORA▲ Lieta tu credi sia la tua donna teco!… il cor non vedi! Quando le soglie paterne varcai debol fanciulla, delusa nel cor, giunta qui teco, divider sperai il talamo, offerto di sposa all'amor. ▼ALFONSO▲ (sommessamente) Taci. ▼LEONORA▲ Sì, Alfonso, me traviata, avvilita m'hai tolto il padre, I'onore, la fé, tacita e sola, da tutti schernita tra l'ombre ascosa, la bella è del re. ▼ALFONSO▲ In questo suol a lusingar tua cura regna il piacer, la via sparsa è di fior. Se intorno a te più bella appar natura, ahi, donde avvien che tanto è il tuo dolor? ▼LEONORA▲ In questo suol s'ammanta la sventura di gemme, d'oro, e di leggiadri fior, ma vede il cielo la mortal mia cura; se ride il labbro, disperato è il cor. ▼ALFONSO▲ Ma di tue doglie la cagion primiera? ▼LEONORA▲ Ah! taci… indarno tu la chiedi a me, soffri che lungi da tua corte io pera. ▼ALFONSO▲ A ogni uomo è noto l'amor mio per te. Alfin vedrai, se questo cor t'adora. ▼LEONORA▲ È vil Leonora, troppo grande è il re. ▼ALFONSO▲ (Ah! l'alto amor che nutro in petto in lei diviene sterile affetto, non v'ha destin del suo miglior, pur grave, oh Dio! le pesa in cor.) ▼LEONORA▲ (Ah! l'alto amor che nutro in petto in me divien soave affetto ma splende invan, come fulgor, di tomba, oh Dio, nel muto orror.) (Entrano in questo momento dame, cavalieri, paggi, soldati.) ▼ALFONSO▲ Poni tregua al martir, siedi regina della festa che amore a te destina. SCENA QUARTA (Don Gasparo e detti.) ▼GASPARO▲ Ah! Sire! ▼ALFONSO▲ Che mai fu? ▼GASPARO▲ (sommessamente) Tua fede intera al suddito fedele ognor negasti ebben, lei che colmasti di fortuna e di gloria, il suo sovrano nel segreto tradìa. ▼ALFONSO▲ Menti. ▼GASPARO▲ Uno schiavo questo foglio recato avea per essa ad Ines… (Alfonso legge) il labbro mio non mente. ▼ALFONSO▲ (allontanando d'un gesto Don Gasparo) No, possibil non è. (volgendosi poi a Leonora) Chi scriverti osa, e parlarti d'amor? ▼LEONORA▲ (riconoscendo il carattere) Ah! l'uom che adoro! ▼ALFONSO▲ Oh, tradimento! il nome? ▼LEONORA▲ Ah! pria la morte che appagar tal desío. ▼ALFONSO▲ Forse i tormenti l'otterranno. ▼LEONORA▲ Oh! sire! SCENA QUINTA (I suddetti. Baldassarre penetra improvvisamente nella galleria seguito da monaci che recano una pergamena. Al suo apparire si manifesta in tutti una grande agitazione.) ▼ALFONSO▲ Qual tumulto! chi ardisce inoltrar? ▼BALDASSARRE▲ Io son quello, io son che vengo le tue colpe a impedir. ▼ALFONSO▲ Veglio! che parli! ▼BALDASSARRE▲ Re di Castiglia, Alfonso, io qui reclamo in faccia al ciel giustizia. Ove al dover t'opponi, in questa terra rivi di sangue scorreran fra poco. ▼ALFONSO▲ Rispetto io deggio della mia sposa al genitor, ma oblio te mai non prenda che il tuo re son'io. ▼BALDASSARRE▲ Tu per la scaltra ed abietta che del tuo amor s'ammanta, a vil ripudio dannar vuoi la mia prole? ▼ALFONSO▲ Io sì, lo voglio. ▼TUTTI▲ Oh cielo! ▼ALFONSO▲ È sacro il mio voler; la fronte ornar della corona d'altra donna mi piace, e sia qualunque questa regal mia cura, giudice all'opre, il re son'io. ▼BALDASSARRE▲ Sventura! Paventa del furor d'un Dio vendicator. Su' rei terribil scende e scudo egli è al tapin tu le procelle orrende affronti, sconsigliato; ma già l'estremo fato minaccia il tuo destin. ▼LEONORE▲ Io fremo dal terror, e sovra il mesto cor l'ira terribil scende del crudo mio destin. Tra le procelle orrende agghiaccia il cor turbato, e vedo estremo fato sorger d'appresso alfin. ▼ALFONSO▲ Agli atti ed al furor, che gli arde in mezzo al cor, fiero il rimorso scende entro il mio petto alfin ma le procelle orrende non mi vedran cangiato. Tu trema, sconsigliato, sul nero tuo destin. GASPARO e CORO Io fremo dal terror, e sovra il mesto cor, l'ira terribil scende del barbaro destin. Tra le procelle orrende agghiaccia il cor turbato, e vede estremo fato sorger d'appresso alfin. ▼BALDASSARRE▲ Voi tutti che mi udite, la coppia rea fuggite, questa perversa femmina ha maledetto il ciel. ▼LEONORA▲ Oh Dio! ▼ALFONSO▲ Leonora! ahi, misera! ▼LEONORA▲ M'inghiotta omai l'avel. ▼CORO▲ Che mai parlò del ciel! ▼ALFONSO▲ E con quai dritti!… ▼BALDASSARRE▲ In nome del pastor sommo, maledetti entrambi, se doman gl'iniqui e stolti non sian per sempre separati e sciolti. ▼ALFONSO▲ (Ah! che diss'egli? Quel labbro insensato di rovesciare il mio trono ha tentato; il petto m'arde tremendo di sdegno; pur la vendetta non scende del re! Ah! pria ch'io ceda, perisca il mio regno, lo scettro, il brando, s'infranga con me.) ▼LEONORA▲ (Ah! che diss'egli? Quel petto infiammato me dalla terra, dal cielo ha scacciato; muta quest'alma non nutre un disegno, né la vendetta reclama del re amor, vergogna m'invade e disdegno, morte, deh, scendi propizia su me.) ▼BALDASSARRE▲ (togliendo una pergamena dalle mani dello scudiero) Lo stemma è questo del sommo pastor. Sì, che d'un nume terribile, irato, difende il braccio d'inerme oltraggiato; Alfonso, trema, vedrassi nel regno arder di guerra la face per te; sacro all'infamia, de' popoli a sdegno, ricada il sangue, sull'empia, sul re. GASPARO e CORO (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; sia quest'infame bandita dal regno; sia maledetto chi asilo le diè!) INES e CORO di DONNE (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; d'amor le gioie, la speme d'un regno, donna infelice, già tutto perdé.) (Leonora fugge smarrita celandosi il volto fra le mani.) ATTO SECONDO Galleria dalla quale vedonsi i giardini. SCENA PRIMA Alfonso e Don Gasparo. ALFONSO Giardini d'Alcazar, de' mauri regi care delizie, oh, quanto alla vostr'ombra riandar m'è grato i dolci sogni dell'amore, onde s'inebria il cor. GASPARO Del vinto il tetto è premio al vincitor, per te la fede trionfa, e Ismael fugge e paventa. ALFONSO Sì, di Marocco i regi e di Granata insiem, vider la luna a Tariffa crollar. GASPARO Fu la tua gloria, signor. ALFONSO Fu mia? Non mai. Fu Fernando, fu quel garzon valente, che un giorno sol fe' noto, che rannodò l'armata salvando il suo signor. Ogg'io l'attendo a Siviglia e innanzi a tutti il suo valore d'onorar desio. GASPARO Della tua sposa or giunse sdegnoso il genitor. ALFONSO con impazienza Alcun gli fea già chiaro il mio pensiero. Don Gasparo a cui don Alfonso fa cenno di uscire, s'inchina con rispetto e parte. SCENA SECONDA Alfonso solo. ALFONSO seguendo con lo sguardo Don Gasparo Ma de' malvagi invan sul capo mio sventure impreca invida rabbia, invano contro il mio amor congiurano; di tutti l'inique trame io scerno. Per te, mia vita, affronterei l'averno. Vien, Leonora, a' piedi tuoi serto e soglio il cor ti pone. Ah! se amare il re tu puoi, mai del don si pentirà, lo splendor delle corone cede innanzi alla beltà. De' nemici tuoi lo sdegno disfidar saprò per te; se a te cessi e l'alma e il regno, io per gli altri ancor son re. De' miei dì compagna io voglio farti, o bella, innanzi al ciel, al mio fianco unita in soglio, al mio fianco nell'avel. movendo incontro a Don Gasparo, che ritorna, e col quale s'intrattiene Per la festa previen tutta mia corte. SCENA TERZA Leonora discorrendo a voce bassa con Ines, Alfonso e Don Gasparo. LEONORA Ebben, così si narra! INES Ei prode vincitor. LEONORA Egli è Fernando! A lui la gloria!… O cielo! a me l'infamia! . fa cenno ad Ines di ritirarsi e il re s'avvicina a Leonora ALFONSO Ah, Leonora, il guardo perché mesta inclinar? LEONORA Lieta tu credi sia la tua donna teco!… il cor non vedi! Quando le soglie paterne varcai debol fanciulla, delusa nel cor, giunta qui teco, divider sperai il talamo, offerto di sposa all'amor. ALFONSO sommessamente Taci. LEONORA Sì, Alfonso, me traviata, avvilita m'hai tolto il padre, I'onore, la fé, tacita e sola, da tutti schernita tra l'ombre ascosa, la bella è del re. ALFONSO In questo suol a lusingar tua cura regna il piacer, la via sparsa è di fior. Se intorno a te più bella appar natura, ahi, donde avvien che tanto è il tuo dolor? LEONORA In questo suol s'ammanta la sventura di gemme, d'oro, e di leggiadri fior, ma vede il cielo la mortal mia cura; se ride il labbro, disperato è il cor. ALFONSO Ma di tue doglie la cagion primiera? LEONORA Ah! taci… indarno tu la chiedi a me, soffri che lungi da tua corte io pera. ALFONSO A ogni uomo è noto l'amor mio per te. Alfin vedrai, se questo cor t'adora. LEONORA È vil Leonora, troppo grande è il re. ALFONSO (Ah! l'alto amor che nutro in petto in lei diviene sterile affetto, non v'ha destin del suo miglior, pur grave, oh Dio! le pesa in cor.) LEONORA (Ah! l'alto amor che nutro in petto in me divien soave affetto ma splende invan, come fulgor, di tomba, oh Dio, nel muto orror.) Entrano in questo momento dame, cavalieri, paggi, soldati. ALFONSO Poni tregua al martir, siedi regina della festa che amore a te destina. SCENA QUARTA Don Gasparo e detti. GASPARO Ah! Sire! ALFONSO Che mai fu? GASPARO sommessamente Tua fede intera al suddito fedele ognor negasti ebben, lei che colmasti di fortuna e di gloria, il suo sovrano nel segreto tradìa. ALFONSO Menti. GASPARO Uno schiavo questo foglio recato avea per essa ad Ines… Alfonso legge il labbro mio non mente. ALFONSO allontanando d'un gesto Don Gasparo No, possibil non è. volgendosi poi a Leonora Chi scriverti osa, e parlarti d'amor? LEONORA riconoscendo il carattere Ah! l'uom che adoro! ALFONSO Oh, tradimento! il nome? LEONORA Ah! pria la morte che appagar tal desío. ALFONSO Forse i tormenti l'otterranno. LEONORA Oh! sire! SCENA QUINTA I suddetti. Baldassarre penetra improvvisamente nella galleria seguito da monaci che recano una pergamena. Al suo apparire si manifesta in tutti una grande agitazione. ALFONSO Qual tumulto! chi ardisce inoltrar? BALDASSARRE Io son quello, io son che vengo le tue colpe a impedir. ALFONSO Veglio! che parli! BALDASSARRE Re di Castiglia, Alfonso, io qui reclamo in faccia al ciel giustizia. Ove al dover t'opponi, in questa terra rivi di sangue scorreran fra poco. ALFONSO Rispetto io deggio della mia sposa al genitor, ma oblio te mai non prenda che il tuo re son'io. BALDASSARRE Tu per la scaltra ed abietta che del tuo amor s'ammanta, a vil ripudio dannar vuoi la mia prole? ALFONSO Io sì, lo voglio. TUTTI Oh cielo! ALFONSO È sacro il mio voler; la fronte ornar della corona d'altra donna mi piace, e sia qualunque questa regal mia cura, giudice all'opre, il re son'io. BALDASSARRE Sventura! Paventa del furor d'un Dio vendicator. Su' rei terribil scende e scudo egli è al tapin tu le procelle orrende affronti, sconsigliato; ma già l'estremo fato minaccia il tuo destin. LEONORE Io fremo dal terror, e sovra il mesto cor l'ira terribil scende del crudo mio destin. Tra le procelle orrende agghiaccia il cor turbato, e vedo estremo fato sorger d'appresso alfin. ALFONSO Agli atti ed al furor, che gli arde in mezzo al cor, fiero il rimorso scende entro il mio petto alfin ma le procelle orrende non mi vedran cangiato. Tu trema, sconsigliato, sul nero tuo destin. GASPARO e CORO Io fremo dal terror, e sovra il mesto cor, l'ira terribil scende del barbaro destin. Tra le procelle orrende agghiaccia il cor turbato, e vede estremo fato sorger d'appresso alfin. BALDASSARRE Voi tutti che mi udite, la coppia rea fuggite, questa perversa femmina ha maledetto il ciel. LEONORA Oh Dio! ALFONSO Leonora! ahi, misera! LEONORA M'inghiotta omai l'avel. CORO Che mai parlò del ciel! ALFONSO E con quai dritti!… BALDASSARRE In nome del pastor sommo, maledetti entrambi, se doman gl'iniqui e stolti non sian per sempre separati e sciolti. ALFONSO (Ah! che diss'egli? Quel labbro insensato di rovesciare il mio trono ha tentato; il petto m'arde tremendo di sdegno; pur la vendetta non scende del re! Ah! pria ch'io ceda, perisca il mio regno, lo scettro, il brando, s'infranga con me.) LEONORA (Ah! che diss'egli? Quel petto infiammato me dalla terra, dal cielo ha scacciato; muta quest'alma non nutre un disegno, né la vendetta reclama del re amor, vergogna m'invade e disdegno, morte, deh, scendi propizia su me.) BALDASSARRE togliendo una pergamena dalle mani dello scudiero Lo stemma è questo del sommo pastor. Sì, che d'un nume terribile, irato, difende il braccio d'inerme oltraggiato; Alfonso, trema, vedrassi nel regno arder di guerra la face per te; sacro all'infamia, de' popoli a sdegno, ricada il sangue, sull'empia, sul re. GASPARO e CORO (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; sia quest'infame bandita dal regno; sia maledetto chi asilo le diè!) INES e CORO di DONNE (Ah! che diss'egli? Quel labbro infiammato face di guerra qui in mezzo ha gittato il petto gli arde tremendo di sdegno, pur la vendetta non scende del re; d'amor le gioie, la speme d'un regno, donna infelice, già tutto perdé.) Leonora fugge smarrita celandosi il volto fra le mani. Donizetti,Gaetano/La favorita/III
https://w.atwiki.jp/pathofexile12/pages/965.html
The ConduitはDivination Cardの一種 交換可能アイテム 入手方法 関連リンク The Conduit 必要枚数 9枚 Doryani's Fist The path to godhood is guided by the hand of sacrifice. 交換可能アイテム 変換先 Doryani s Fist 入手方法 このカードがドロップするエリア The Upper Sceptre of God • Villa Map カード等のドロップ以外の入手方法 アイテム 必要数 備考 The Gambler 5 Stacked Deck 1 関連リンク 英wiki https //pathofexile.gamepedia.com/The_Conduit Divination Card
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https://w.atwiki.jp/6928/pages/4.html
ニュース @wikiのwikiモードでは #news(興味のある単語) と入力することで、あるキーワードに関連するニュース一覧を表示することができます 詳しくはこちらをご覧ください。 =>http //atwiki.jp/guide/17_174_ja.html たとえば、#news(wiki)と入力すると以下のように表示されます。 【カウンターサイド】リセマラ当たりランキング - カウサイ攻略Wiki - Gamerch(ゲーマチ) ウィキペディアを作ったiMacが箱付きで競売に登場。予想落札価格は約96万円!(ギズモード・ジャパン) - Yahoo!ニュース - Yahoo!ニュース 終末のアーカーシャ(終アカ)攻略wiki - Gamerch(ゲーマチ) メトロイド ドレッド攻略Wiki - Gamerch(ゲーマチ) 【まおりゅう】最強パーティー編成とおすすめキャラ【転スラアプリ】 - Gamerch(ゲーマチ) 【グランサガ】リセマラ当たりランキング - グランサガ攻略wiki - Gamerch(ゲーマチ) アイプラ攻略Wiki|アイドリープライド - AppMedia(アップメディア) マニュアル作成に便利な「画像編集」機能を提供開始! - ナレッジ共有・社内wikiツール「NotePM」:時事ドットコム - 時事通信 マニュアル作成に便利な「画像編集」機能を提供開始! - ナレッジ共有・社内wikiツール「NotePM」 - PR TIMES 【アイプラ】リセマラは必要?当たりキャラランキング【IDOLY PRIDE】 - Gamerch(ゲーマチ) 篠原悠希×田中芳樹が明かす「歴史ファンタジー小説ならではの悩み」(現代ビジネス) - Yahoo!ニュース - Yahoo!ニュース 【Apex Legends】ヴァルキリーの能力と評価【エーペックス】 - Gamerch(ゲーマチ) モンハンライズ攻略Wiki|MHRise - AppMedia(アップメディア) 【ウインドボーイズ】リセマラ当たりランキング(最新版) - ウインドボーイズ攻略Wiki - Gamerch(ゲーマチ) ポケモンBDSP(ダイパリメイク)攻略wiki - AppMedia(アップメディア) SlackからWikiへ!シームレスな文章作成・共有が可能な「GROWIBot」リリース - アットプレス(プレスリリース) 【ウマ娘】ナリタブライアンの育成論|URAシナリオ - Gamerch(ゲーマチ) 【ウマ娘】ヒシアケボノの育成論|URAシナリオ - Gamerch(ゲーマチ) 【ウマ娘】フジキセキの育成論|URAシナリオ - Gamerch(ゲーマチ) ドラゴンクエストけしケシ攻略Wiki - Gamerch(ゲーマチ) サモンズボード攻略wiki - GameWith 【スタオケ】カード一覧【金色のコルダスターライトオーケストラ】 - Gamerch(ゲーマチ) 【スマブラSP】ソラのコンボと評価【スマブラスペシャル】 - Gamerch(ゲーマチ) 【ブレフロレゾナ】リセマラ当たりランキング【ブレイブフロンティアレゾナ】 - ブレフロR攻略Wiki - Gamerch(ゲーマチ) 【ガーディアンテイルズ】ギルドレイド戦(秘密の研究所)の攻略とおすすめキャラ【ガデテル】 - Gamerch(ゲーマチ) 仲村トオル、共演者は事前に“Wiki調べ”(オリコン) - Yahoo!ニュース - Yahoo!ニュース 【ENDER LILIES】攻略チャートと全体マップ【エンダーリリィズ】 - Gamerch(ゲーマチ) 【ウマ娘】あんしん笹針師の選択肢はどれを選ぶべき? 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Atto Secondo Dov’è ora l’umile casetta tua così modesta e semplice colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris ? La bianca siepe di biancospine fiorite ? Il sentiero coverto dal fiore delle scabbiose che conduce al rio ?Dov’è la pace dei campi intorno e il silenzio ristoratore come il riposo della tua vallea entro all’ampia circolare distesa di monti e, in alto, la solenne maestà del Fousiyama ? Dove l’aria purissima ? Dove la luce libera ?Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti, quella della gloria, quella del piacere, quella del denaro. La più appariscente delle Case Verdi è ora la tua abitazione ; tu vi riposi sul rialzo di lacca ed oro di un fton ricchissimo, abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto, e ti covre un velario trasparente come aria !Tu sei nel Yoshiwara !Qui, nella dolcissima ora del drago, non verrà il Sole a dissipare i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia ! qui, nella misteriosa ora del cignale, non la luna scenderà a posarsi con te !Qui, ricche stuoie a tessiture fantasiose impediscono alla luce di penetrarvi.No, il Sole non penetra nelle Case Verdi ! Qui tutto è riflesso di metallo che scoppia a vivi e rapidi sfavilli dalle profumiere cesellate dove brucia esalando l’olio di camelia odorosa, dai vasi smaltati, dalle grandi chimere e mostri di smalto e cobalto che adornano la stanza.Là, in un angolo, un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti la enorme epa floscia giù a sfascio sul loto simbolico che gli fa da piedestallo.Non la luce, non l’armonia del Sole ! Solo, su dalla tumultuante via, per le stuoie che la dimenticanza delle kamouro ha lasciato semiaperte, entra l’affannoso moto della vita cittadina, le strida dei merciaioli, le minacce dei samouraïs, le ansanti cadenze dei djin, i diversi idiomi dei dragomanni, la bestemmia e la risata. Presso al tuo letto, come spettri, stanno ancora le guèchas.(Una guècha accosciata sussurra un “Anakomitasani” accompagnandosi al suono del sàmisen.) ▼KYOTO▲ (Cogliendo le guèchas in oziosa curiosità, le investe con voce concitata ma trattenuta, per non svegliare Iris.) Là che ci fate Ancora mascherate ? O che siete de’ bonzi ? E… stz ! (impedendo loro di parlare) Tacete ! Silenzio ! Non voglio, appena desta, Ch’abbia ricordi tristi, Ognor dolori ! Tutta una festa, un giorno d’ori, Di bronzi e fiore ! (sorpreso nel vedere aperta una della imposte) Toh ! fuori spalancata è ancora l’impannata ? (Vorrebbe gridare ma si ritiene.) Silenzio, dico ! (fra i denti) Rispondermi volete ? Oh, le sfacciate ! Udite ! Dalla strada salgon Le voci chiocce de la gente, L’andare ed il venire De’ djin correnti ! O che avete gli orecchi fatti in giada ? Con tal baccano o chi può mai dormire ? E chete ! Mogie ! (irritato) Vostre voci acute son vespe, Son cicale, son zanzare ! Mute, Vi voglio mute e, se possibil, Senza respirare ! (Va a chiudere l’imposta ; guardando nella strada vede un elegante norimon entrare nella casa.) Toh ! Vien gente ! È Osaka in palanchino ! Giù tutti col migliore nostro inchino ! (Rapidamente tutti si inchinano quasi toccando colle fronti il suolo.) ▼OSAKA▲ (Entra con inusata vivacità, indirizzandosi a Kyoto.) Ch’io vegga ov’è La mousmè da li occhi Simili a camelie ! ▼KYOTO▲ (calmandolo) La voce tua Modula in suon più grave, Come punta d’agave Va ne li orecchi a chi posa ! (L’astuto taikomati mostra all’annoiato signore Iris addormentata.) Riposa ! (allontanando brutalmente le guèchas, che scompaiono rapide) Donne, vampiri della casa, via ! (Osaka e Kyoto si avvicinano al letto d’Iris.) ▼OSAKA▲ Sollevami il velario ! ▼KYOTO▲ Parla piano ! (sollevando il velario) Toh ! guardala ! È perfetta ! Non ti pare ? ▼OSAKA▲ Spande l’odor del loto, La piccina ! ▼KYOTO▲ Sogguarda a quella bocca porporina ! ▼OSAKA▲ È ciliegia da cogliere e mangiare ! (Contempla Iris, poi si scosta insieme a Kyoto.) ▼KYOTO▲ Vedi che braccio ! E vedi un po’ che mano ! ▼OSAKA▲ (con grande entusiasmo) Créa in quegli occhi Il lampo d’un desio, Vibri in quegli occhi Il senso, l’uman dio, Una scintilla, un fuoco, una favilla Che di piacer ne incendi la pupilla E dimmi, come lei ne sai tu alcuna ? ▼KYOTO▲ Nessuna, (con finta convinzione) In fede mia, nessuna ! ▼OSAKA▲ In questa noia matta Ogni dì soddisfatta E insoddisfatta, costei nel cuor M’ha cacciata una spina di brama Che m’affana ! Non è mousmè leziosa di città, Ordigno fatto per la voluttà ; Qui c’è l’anima ! (Torna presso il letto a guardare e lascia ricadere il velario sulla fanciulla addormentata, poi trae con sé lontano in disparte Kyoto onde il loro chiacchierio non risvegli Iris.) Lunga lotta m’annoia ; A ritrosie io mal m’adatto ; S’ella resistesse ? ▼KYOTO▲ Abbi denaro e il Paradiso è ovunque ! Comprendi tu ? ▼OSAKA▲ Parla un linguaggio chiaro ! ▼KYOTO▲ Son fior le frasi, Le parole foglie, Ma il frutto è l’or Che satolla le voglie. Comprendi tu ? ▼OSAKA▲ Abborro tai proverbi ! ▼KYOTO▲ Regali ! Doni appariscenti ! Ricchi ! Vistosi ! Mi comprendi ? Larga mano ! Aperto borsellino ! Mi comprendi ? Vesti ! Fiori ! Gioielli ! Mi comprendi ? ▼OSAKA▲ Oh, fauce ingorda ! Oh, fauce sazia mai ! ▼KYOTO▲ Dapprima già ci vuol qualche moìna Per rasciugar gli occhietti Da le lacrime, poi… Una nuora poi… diventa suocera ! ▼OSAKA▲ E aggiungi, in oltre, Il più fantasioso E armonico linguaggio figurato… ▼KYOTO▲ (che ha osservato Iris, fa cenno ad Osaka di tacere) Stz ! Desta è la piccina ! Vieni via ! Va a prepararti un romanzesco viso ! Porta gemme… regali ! Mi comprendi ? (Escono cautamente.) ▼IRIS▲ (Si sveglia e guarda intorno a sè sorpresa.) Ognora sogni, Sogni e sogni… Oh, il bel velario ! Oh, il lieve drappo Tutto sparso d’iridi… Or la mia veste è un velo E ha trasparenze d’onda e di nube ! Or io cosi ho vergogna ! Non più le mie pianelle In lacca nera ; (alzandosi e camminando) Ho sandali dorati, E il piè vi posa Così morbidamente Che mi pare di camminar Sopra un prato di piume ! (Ed ecco svolgersi nella mente trasognata dell’ingenua fanciulla le scene del teatrino, la danza delle guèchas e… il rapimento.) Ecco ! Or ricordo ! Sì, Il Teatro ! Dhia ! La danza delle guèchas ! Il nero manto m’avvolge del Vampiro ! Ove son io ? Morta son dunque Sì, sono una morta ! (Guardando intorno più attentamente, mormora fra l’angoscia e la gioia.) E questa casa bella È il Paradiso ? (Si ode un dolcissimo suono di sàmisen interno Iris ascolta. Un sàmisen attira i suoi sguardi.) Chi è morto tutto sa ! Diceva il bonzo ! (Prende il sàmisen.) Mi voglio accompagnar l’Uta di Nániva ! “Sorge dal mar la Luna… (tentando di accompagnarsi col sàmisen, ma dalle sue dita esce il più discordante e pazzo suono) È luna piena… Una giunca laggiù mi mena ; Io vo coll’onda che mi porta.” (interrompendo) La voce canta Ma il suon non l’accompagna ! (Getta indispettita l’istroment o, mentre riprende il suono interno dei sàmisen.) Dicon di gran bugie Nel mondo ai vivi ! Che da vivo non sa, Non sa da morto. (Si aggira curiosa e meravigliata ammirando i ricchi paraventi ed i preziosi dipinti. Vede pennelli e colori su di una tavola. Essa vi si accosta ed attratta dal mistero dei colori siede preso la tavola tentando di pingere. Vuole dipingere un fiore, ma invece n’esce un angue ; Iris getta indispettita il foglio di carta. Ed ora vorrebbe dipingere un cielo azzurro, ma le inesperte mani non riescono che a tracciare una macchia grigiastra. Sfiduciata, lascia cadere i pennelli.) Io pingo… pingo, Ma il mio pennello invano stendo, Intingo ! Va la mia mano invano ! Invano, invano va la mia mano ! Io penso a un fiore, E n’esce invece un’angue tutto terrore, Tutto un rosso di sangue ! Se voglio un cielo, Azzurro in mio pensiero, È un fosco velo, Un velo tinto in nero ! La fantasia con sé m’invola E porta di casa mia a la picciola porta ; Là la pupilla d’un cieco Finalmente ha una scintilla, Una favilla d’una luce rovente Che fulge e brilla, Ma il lucer d’una lacrima Che lentamente stilla ! (Accasciata, nasconde il viso tra le mani.) In paradiso (han detto) non si piange ! Ed io di lacrime… ho i miei occhi pieni ! (Una cortina si solleva lentamente e Kyoto introduce Osaka. I due uomini si soffermano sul limitare della porta e guardando la fanciulla seduta davanti al tavolino dei colori.) ▼OSAKA▲ (parlando sottovoce a Kyoto) A un cenno mio manda Le vesti e i doni. ▼KYOTO▲ Sì, manderò ! ▼OSAKA▲ Or quanto a te, Inutil qui… va via ! ▼KYOTO▲ A meraviglia ! Vo ! (Il taikomati scompare dietro la cortina, lasciando soli il giovane signore voluttuoso e l’ingenua mousmè.)(Alle parole di Osaka Iris si volge sorpresa, gitta un grido e si ritrae paurosa. Osaka la arresta d’un gesto ammirativo.) ▼OSAKA▲ Oh, come al tuo sottile corpo s’aggira E s’informa di te la flessuosa Notturna vesta ! Senza posa lo sguardo ti rimira Da capo a piè E l’anima s’appaga nella sorpresa vaga, Nel portento gentile di tua beltà Che, in festa alta, trionfa in te. (Osaka si avvicina sempre più ad Iris. Questa si ritrae ancor più, sorpresa e impaurita.) ▼IRIS▲ (Conosco questa voce ! Io già l’udii ! In ogni sua parola si rivela È la voce d’Jor ! È Jor ! È Jor !) ▼OSAKA▲ Perché il piede ritraggi Se a te vicin Mi porta il mio desìo ? (Iris si ferma palpitante e Osaka le è vicino.) Dentro a’ tuoi veli lascia lo sguardo mio Disioso penetrare ! Io ne’ tuoi occhi veggo tutti i cieli ! Gli olezzi io bevo in te Di tutti i maggi ! (Osaka accarezza la testa di Iris questa chiude timorosa gli occhi. Al tocco del giovane gli spilloni cadono e disciolgono liberi i lunghi capelli che fluiscono giù per le spalle di Iris, ricoprendola come di un manto.) ▼OSAKA▲ (tuffando con voluttà le mani nei capelli d’Iris) Ah, i tuoi capelli… Son sì lunghi e tanti Da incatenarti intorno… Tutti gli uomini ! Tu m’incatena e per la via, mousmè, D’ogni tua brama, Deh, tu, mi mena ! ▼IRIS▲ (incredula, quasi sorridendo e riannodandosi i capelli) (Da niuno ho udito dirmi tante cosa. Iris tanta bellezza ? Niun lo crede ! M’ha detto un sol finor che son graziosa, Il babbo mio, Ch’è cieco e non mi vede !) ▼OSAKA▲ Il tuo corpo s’ingiglia D’un candore più bianco del Fousiyama ! Bocca sana vermiglia ! Fresca fontana ove zampillan Tutte le dolcezze E tutte le carezze ! Ove il mio sangue vivo si ristora ! (Iris sorride nell’udire le parole entusiastiche di Osaka.) Tu ridi ? Ridi ? Ridi ! Ridi, ancora ! ▼IRIS▲ (con timore e vergognosa) (Ho fatto male a rider, Ma non so se muovermi O star ferma a sue parole, Se fargli reverenza ! Gli dirò “Signor !” No ! “Re !” È poco… “Figliuol del Sole !”) ▼OSAKA▲ Arrossi a mie parole ? Non arrossir ! Lascia arrossire il sole ; Egli ogni dì ha tramonti, tu ? Sali, sali, altissima, A le superbe aurore, Ai superbi orizzonti del mio amore ! ▼IRIS▲ Figlio del Sol ! ▼OSAKA▲ (Dà una stridente risata. Iris si ritrae ancora, impaurita.) Ah tu, fanciulla, ancor mi credi Jor della Commedia ? Or recito la Vita ! T’ho, in vesta d’istrion Per farti mia, rapita. Apri gli occhi, mousmè ! Vedi ed impara la Vita. Il vero nome mio Vuoi tu sapere ? Ebben, mousmè, Io mi chiamo “Il Piacere !” ▼IRIS▲ (ricordando con accento di terror) Un dì (ero piccina), Al tempio vidi un bonzo A un paravento tutto fatto a simboli, Sciorinare il velame d’un mistero… Era una plaga D’un gran mare morto Color del bronzo ; E v’era un cielo Rosso sì come sangue, D’un rosso livido ; E una gran spiaggia, Una gran spiaggia morta Di grigio e nero… Una fanciulla giacèavi adagiata, Scarne le membra, Sparsi i capelli E nella bocca un riso Ch’era uno spasimo… Su dal mar morto Una gran piovra intanto Il capo ergeva… E la fanciulla col grande Occhio falcato fuor guatava ; Questa, domata a quel terror di sguardo, Tutta affisava ! Su dal mar morto I viscidi tentacoli Moveva il mostro, e per le gambe, Pei reni e per le spalle, Poi per le chiome E il fronte e gli occhi E il petto esile ansante, E per le braccia La stringe e allaccia ! La stringe e allaccia in viso ! Essa sorride ognor ! Essa sorride e muor Con un estremo spasimo Che par un riso… essa sorride E muor, e muor ! E il bonzo a voce forte “Quella piovra è il Piacere… Quella piovra è la Morte !” (Iris si lascia cadere ai piedi del giovane, piangendo e rimanendo accasciata dalla paura e dal dolore.) Deh, ch’io torni a mio padre ! ▼OSAKA▲ (con cinismo) Son le fole dei bonzi Spavaldi e ipocriti Che all’alito d’un bacio Si sburgiardano ! (A un cenno di Osaka le koumaro portano e stendono ai piedi di Iris stoffe, gioielli, ventagli, fiori.) ▼OSAKA▲ (sollevando Iris e stringendola a sé poco a poco) Or dammi il braccio tuo, Braccio di neve e avorio ! Intorno al collo così m’anoda ! Scogli i capelli ! (sciogliendole ancora una volta i capelli) La testa bruna sovra il mio petto Tu m’abbandona ! Cogli occhi, gli occhi miei… Tu, ed io, labbra le labbra ! Vi scendo e tocco la dolce bocca ! (Osaka abbandona la sua bocca su quella di Iris quasi svenuta, mormorando e supplicando) È questo il bacio ! (Iris, staccandosi da Osaka, rimane atterrita, poi prorompe in pianto.) ▼OSAKA▲ (guardandola, sorpreso) Piangi ? ▼IRIS▲ Penso a mio padre ! ▼OSAKA▲ Gli darò vesti e denaro ! ▼IRIS▲ Io penso alla mia casa ! ▼OSAKA▲ Palazzi avrai ! ▼IRIS▲ Io penso al mio giardino ! ▼OSAKA▲ Ne avrai d’immensi E a serre ognora in fiore ! ▼IRIS▲ Ma non sono i miei fior ! ▼OSAKA▲ (annoiato e sdegnoso) (È una pupattola !) Nullo desio ti adesca Di codesto splendore, Vesti, ori ? E il bacio è un’esca Cui non morde il tuo cuore ? Chiedi, fanciulla ! Brama ! Tu pur abbi un desio ! ▼IRIS▲ Voglio il giardino mio ! Io voglio il mio giardino, Colla sua siepe intorno, La mia casetta bianca Col mormorante rio, Col suo villaggio a manca, Con la vallata a prati, Col sol che appena è giorno Appar sugli elevati fianchi Del Fousiyama e… Mi chiama, mi chiama ! (Rimane immobile.)(Kyoto accorre.) ▼OSAKA▲ (seccato, rivolgendosi a Kyoto) Da un’ora essa m’attedia ! È pupa da commedia ! Pupa di legno ; or’ io mi sdegno ! Un mio consiglio, accetta ! ▼KYOTO▲ (con finta sottomissione) Ognora Kyoto impara ! ▼OSAKA▲ (imitando Iris) Torni alla sua casetta ! ▼KYOTO▲ È questo il tuo consiglio ? La espongo al Yoshiwara ! ▼OSAKA▲ Fa’ pur ! Ahimè, che noia ! (Se ne va sbadigliando.) Vo ! Sbadiglio ! ▼KYOTO▲ (con astuzia parlando fra sé) Colle piccine gran maestra è natura. O moine o paura ! Osaka è giovin ; vede ratto, E ratto ei vuole il suo desìo Tradotto in fatto. Esperienza e pazienza ! A me ! Vediam ! (Con occhio conoscitore osserva e studia attentamente Iris.) Perfetta ! E in una vesta Ancor più trasparente di codesta, Come se indosso avesse a veste il nulla, Vederete qual trionfo di fanciulla ! (Scegli una veste e fa cenno alle donne di vestirne Iris.) Alla toeletta ! Olà ! (Le donne accorrono ; Iris impaurita vuol fuggire.)(irritato) Con me ritrosa ? (imperioso) Qui s’obbedisce ! Bada ! Per le putte cattive c’è la morte ! (Apre la parete a destra e mostra ad Iris un precipizio oscuro e fondo Iris indietreggia impaurita.) Chiamo il Vampiro E fatta è la tua sorte ! ▼IRIS▲ (implorando) No, non fatemi male ! ▼KYOTO▲ (rabbonito) Non lo voglio ! (insinuante ; prende il pupo che nella commedia rappresentava Jor e lo porge ad Iris) E se obbedisci, guarda ! È tuo ! ▼IRIS▲ (Sorpresa, prende con gioia il pupo.) È Jor ! ▼KYOTO▲ (dietro le suoje, spiando nella via) Annotta ! La gente dotta e ghiotta D’ogni cosa vaga e rara S’accalca e indaga ! Già arrossa di lumiere il Yoshiwara ! Oh, febbre del Piacere ! (Intanto le esperte donne cominciano ad abbigliare Iris, dietro un paravento.) La parete sottile scorre e schiude A uno sciame gentile di donne ignude ! Qualche altro Osaka certo passerà, E in questa onesta rete di giovinezza incapperà ! ▼IRIS▲ (Mentre l’abbigliano, Iris tutta intenta al pupo, si risovviene la dolcissima cantilena del dramma, e mentre la ripete, infantilmente lo fa agire.) Apri la tua finestra ! Io sono il Sole ! Apri l’orecchio a mie dolci parole ! Apri l’anima tua alla fede e spera ! Jor ha ascoltata, o Dhia, La tua preghiera ! Tu vuoi morir ? Morir io ti farò, Ma ti farò morir dal sol baciata, Ed al paese eterno ti trarrò… (Kyoto si allontana dalla veranda, ed osserva Iris completamente abbigliata.) Ove, o fanciulla, tu sarai amata ! ▼KYOTO▲ Vediam ! Così stai bene ! (Strappa ruvidamente il pupo ad Iris, e lo gitta in alto ; una guècha lo afferra a volo.) Ha sonno il piccol Jor ; Poniamolo a dormire ! Or ti conviene Sovra la bocca un vago punto in or ! (Prende un pennello, e disegna un neo d’oro sulle labbra d’Iris.) Così ! Vediam ove posarti… In alto ! Ti voglio qui ! (Colloca Iris sulla veranda.) Superbamente erette Le divine tue forme ! Ed or vediam Se la gente abbocca ! (alle guèchas) Attente, streghe, attente, attente ! (colpo di mano)(gridato) Via le cortine ! (Le guèchas fanno scorrere rapidamente le mobili pareti. Si scorge la strada del Yoshiwara tutta affollata. L’improvvisa apparizione d’Iris attrae subito l’attenzione della folla, che prorompe in entusiasmo.) ▼LA FOLLA▲ Oh, meraviglia delle meraviglie ! (Kyoto, appoggiato alla veranda, osserva soddisfatto.) La vaga figlia ! È rosa thea ! Fior di verbena ! Fior di vaniglia ! Fra le più vaghe figlie O vaga meraviglia ! Giorno di rose e di viole ! Notte serena ! Parla, bella mousmè ! Udiamo l’armonia di tue parole ! Parla ! L’anima di desìa ! Sì, è rosa thea E imbalsama davvero Tutta una giovinezza ! Una carezza di questo fior Darìa vita all’idea D’uno spento pensiero ! Gemma pura di natura ! Parla, bella mousmè ! Parla ! Parla ! Parla ! Ah ! ▼KYOTO▲ (esaltandosi di gioia e fregandosi le mani) Son uomo di talento, sì o no ? (Un norimon si fa largo nella folla ; ne esce Osaka, il quale vedendo Iris, respinge la folla, gridando furente, esaltato.) Ve’ che furore ! Strana è la gente In fregola d’amore. Io ci guadagnerò a staia i riò! ▼OSAKA▲ Datemi il passo ! ▼KYOTO▲ (È Osaka !) ▼OSAKA▲ Indietro ! Indietro ! ▼KYOTO▲ (Eccolo ancor ! È pazzo !) ▼OSAKA▲ Indietro ! ▼KYOTO▲ (Io godo !) ▼OSAKA▲ (Aggrappandosi, sale sulla veranda.) Iris, son io ! Io sono Osaka, Jor… Tutto sarò per te quel che vorrai ! Osaka può donarti gemme ed or Quanto può darti Jor Di luce o rati ! E qui or io M’inchino innanzi a te, Qui giù, qui giù nel fango ! Qui a’ tuoi piedi ! Curvo a’ tuoi piè, Fanciulla, Osaka vedi qui giù ! Qui giù nel fango ! Qui a’ tuoi piè ! Qui la pazzia prosterno Del mio orgoglio Che cieco e vil m’ha Fatto a tue bellezze ! Iris ancor, ancor, Dammi l’immenso ciel Di tue carezze ! (Si slancia verso Iris ; ma Kyoto si frammette fra Osaka e la fanciulla.) ▼KYOTO▲ Osaka, io qui son servo A tutto il pubblico ! ▼OSAKA▲ (impetuosa e minacciando Kyoto) Io primo fui che tal tesoro vidi ! Kyoto, la voglio ancor ! Io son pentito ! Ebben chi gareggiar potrà con me ? Dò tutto quel che chiedi, Ladro, arpìa ! (con espansione) Iris divina, Deh, sii mia ! Iris ! (Appare nella folla il Cieco, accompagnato da due merciaiuoli.) ▼IL CIECO▲ Iris ? Essa è qui dunque ? ▼IRIS▲ (Rimasta fino allora intontita, alla voce del padre sobbalza per la gran gioia.) Sì, son io… (protendendo le braccia verso il padre, mentre la folla sorpresa circonda curiosamente il Cieco) Padre ! Son Iris ! Ah, qui vieni ! Qui ! ▼LA FOLLA▲ Suo padre ? È un cieco ! ▼IL CIECO▲ (implorando i circostanti ; la folla, presa subitamente da un senso di pietà, fa largo intorno al Cieco.) Conducetemi sotto a la finestra… ▼LA FOLLA▲ Fate largo ! Fate largo ! ▼IL CIECO▲ …ove sta la fanciulla svergognata ! ▼LA FOLLA▲ Il passo ! Il passo ! ▼KYOTO▲ (Sorpreso dall’apparizione del Cieco, urla per giustificarsi.) Egli venduto m’ha la figlia sua ! ▼IL CIECO▲ (imperioso) Iris, rispondi ! Ove sei tu ? ▼IRIS▲ Qui, padre ! ▼IL CIECO▲ (Guidato dalla voce della figlia, si avvicina, e raccogliendo manate di fango le scaglia contro la veranda gran movimento di sorpresa nella folla) To’, sul tuo viso ! To’, sovra il tuo fronte ! To’, nella bocca ! To’, ne tuoi occhi fango ! ▼LA FOLLA▲ Ah ! (La maledizione del padre rende Iris pazza di dolore, e respingendo tutti da sè, con improvviso slancio si precipita dalla finestra nell’abisso prima mostratole da Kyoto, prorompendo in un grido terribile.) ▼IRIS▲ Ah ! ▼OSAKA▲ (che non arriva in tempo per salvare Iris, rimane terrorizzato alla finestra, davanti all’abisso) Ah ! ▼KYOTO▲ (le mani nei capelli) Ah ! ▼LA FOLLA▲ Ah ! Atto Secondo Dov’è ora l’umile casetta tua così modesta e semplice colle sue stuoie colorate e i battenti di quercia, o piccola Iris? La bianca siepe di biancospine fiorite? Il sentiero coverto dal fiore delle scabbiose che conduce al rio?Dov’è la pace dei campi intorno e il silenzio ristoratore come il riposo della tua vallea entro all’ampia circolare distesa di monti e, in alto, la solenne maestà del Fousiyama? Dove l’aria purissima? Dove la luce libera?Tu ora giaci nel cuore affannoso della città gaudente ove più accelerato batte il palpito delle esistenze nelle diverse febbri che agitano le genti, quella della gloria, quella del piacere, quella del denaro. La più appariscente delle Case Verdi è ora la tua abitazione ; tu vi riposi sul rialzo di lacca ed oro di un fton ricchissimo, abbandonata la fragile persona alla stanchezza che ti ha affranto, e ti covre un velario trasparente come aria!Tu sei nel Yoshiwara!Qui, nella dolcissima ora del drago, non verrà il Sole a dissipare i piccoli sogni paurosi della tua infantile fantasia! qui, nella misteriosa ora del cignale, non la luna scenderà a posarsi con te!Qui, ricche stuoie a tessiture fantasiose impediscono alla luce di penetrarvi.No, il Sole non penetra nelle Case Verdi! Qui tutto è riflesso di metallo che scoppia a vivi e rapidi sfavilli dalle profumiere cesellate dove brucia esalando l’olio di camelia odorosa, dai vasi smaltati, dalle grandi chimere e mostri di smalto e cobalto che adornano la stanza.Là, in un angolo, un bouddah ride, i piccoli occhi sfuggenti la enorme epa floscia giù a sfascio sul loto simbolico che gli fa da piedestallo.Non la luce, non l’armonia del Sole! Solo, su dalla tumultuante via, per le stuoie che la dimenticanza delle kamouro ha lasciato semiaperte, entra l’affannoso moto della vita cittadina, le strida dei merciaioli, le minacce dei samouraïs, le ansanti cadenze dei djin, i diversi idiomi dei dragomanni, la bestemmia e la risata. Presso al tuo letto, come spettri, stanno ancora le guèchas.(Una guècha accosciata sussurra un “Anakomitasani” accompagnandosi al suono del sàmisen.) KYOTO (Cogliendo le guèchas in oziosa curiosità, le investe con voce concitata ma trattenuta, per non svegliare Iris.) Là che ci fate Ancora mascherate? O che siete de’ bonzi? E… stz! (impedendo loro di parlare) Tacete! Silenzio! Non voglio, appena desta, Ch’abbia ricordi tristi, Ognor dolori! Tutta una festa, un giorno d’ori, Di bronzi e fiore! (sorpreso nel vedere aperta una della imposte) Toh! fuori spalancata è ancora l’impannata? (Vorrebbe gridare ma si ritiene.) Silenzio, dico! (fra i denti) Rispondermi volete? Oh, le sfacciate! Udite! Dalla strada salgon Le voci chiocce de la gente, L’andare ed il venire De’ djin correnti! O che avete gli orecchi fatti in giada? Con tal baccano o chi può mai dormire? E chete! Mogie! (irritato) Vostre voci acute son vespe, Son cicale, son zanzare! Mute, Vi voglio mute e, se possibil, Senza respirare! (Va a chiudere l’imposta ; guardando nella strada vede un elegante norimon entrare nella casa.) Toh! Vien gente! È Osaka in palanchino! Giù tutti col migliore nostro inchino! (Rapidamente tutti si inchinano quasi toccando colle fronti il suolo.) OSAKA (Entra con inusata vivacità, indirizzandosi a Kyoto.) Ch’io vegga ov’è La mousmè da li occhi Simili a camelie! KYOTO (calmandolo) La voce tua Modula in suon più grave, Come punta d’agave Va ne li orecchi a chi posa! (L’astuto taikomati mostra all’annoiato signore Iris addormentata.) Riposa! (allontanando brutalmente le guèchas, che scompaiono rapide) Donne, vampiri della casa, via! (Osaka e Kyoto si avvicinano al letto d’Iris.) OSAKA Sollevami il velario! KYOTO Parla piano! (sollevando il velario) Toh! guardala! È perfetta! Non ti pare? OSAKA Spande l’odor del loto, La piccina! KYOTO Sogguarda a quella bocca porporina! OSAKA È ciliegia da cogliere e mangiare! (Contempla Iris, poi si scosta insieme a Kyoto.) KYOTO Vedi che braccio! E vedi un po’ che mano! OSAKA (con grande entusiasmo) Créa in quegli occhi Il lampo d’un desio, Vibri in quegli occhi Il senso, l’uman dio, Una scintilla, un fuoco, una favilla Che di piacer ne incendi la pupilla E dimmi, come lei ne sai tu alcuna? KYOTO Nessuna, (con finta convinzione) In fede mia, nessuna! OSAKA In questa noia matta Ogni dì soddisfatta E insoddisfatta, costei nel cuor M’ha cacciata una spina di brama Che m’affana! Non è mousmè leziosa di città, Ordigno fatto per la voluttà ; Qui c’è l’anima! (Torna presso il letto a guardare e lascia ricadere il velario sulla fanciulla addormentata, poi trae con sé lontano in disparte Kyoto onde il loro chiacchierio non risvegli Iris.) Lunga lotta m’annoia ; A ritrosie io mal m’adatto ; S’ella resistesse? KYOTO Abbi denaro e il Paradiso è ovunque! Comprendi tu? OSAKA Parla un linguaggio chiaro! KYOTO Son fior le frasi, Le parole foglie, Ma il frutto è l’or Che satolla le voglie. Comprendi tu? OSAKA Abborro tai proverbi! KYOTO Regali! Doni appariscenti! Ricchi! Vistosi! Mi comprendi? Larga mano! Aperto borsellino! Mi comprendi? Vesti! Fiori! Gioielli! Mi comprendi? OSAKA Oh, fauce ingorda! Oh, fauce sazia mai! KYOTO Dapprima già ci vuol qualche moìna Per rasciugar gli occhietti Da le lacrime, poi… Una nuora poi… diventa suocera! OSAKA E aggiungi, in oltre, Il più fantasioso E armonico linguaggio figurato… KYOTO (che ha osservato Iris, fa cenno ad Osaka di tacere) Stz! Desta è la piccina! Vieni via! Va a prepararti un romanzesco viso! Porta gemme… regali! Mi comprendi? (Escono cautamente.) IRIS (Si sveglia e guarda intorno a sè sorpresa.) Ognora sogni, Sogni e sogni… Oh, il bel velario! Oh, il lieve drappo Tutto sparso d’iridi… Or la mia veste è un velo E ha trasparenze d’onda e di nube! Or io cosi ho vergogna! Non più le mie pianelle In lacca nera ; (alzandosi e camminando) Ho sandali dorati, E il piè vi posa Così morbidamente Che mi pare di camminar Sopra un prato di piume! (Ed ecco svolgersi nella mente trasognata dell’ingenua fanciulla le scene del teatrino, la danza delle guèchas e… il rapimento.) Ecco! Or ricordo! Sì, Il Teatro! Dhia! La danza delle guèchas! Il nero manto m’avvolge del Vampiro! Ove son io? Morta son dunque Sì, sono una morta! (Guardando intorno più attentamente, mormora fra l’angoscia e la gioia.) E questa casa bella È il Paradiso? (Si ode un dolcissimo suono di sàmisen interno Iris ascolta. Un sàmisen attira i suoi sguardi.) Chi è morto tutto sa! Diceva il bonzo! (Prende il sàmisen.) Mi voglio accompagnar l’Uta di Nániva! “Sorge dal mar la Luna… (tentando di accompagnarsi col sàmisen, ma dalle sue dita esce il più discordante e pazzo suono) È luna piena… Una giunca laggiù mi mena ; Io vo coll’onda che mi porta.” (interrompendo) La voce canta Ma il suon non l’accompagna! (Getta indispettita l’istromento, mentre riprende il suono interno dei sàmisen.) Dicon di gran bugie Nel mondo ai vivi! Che da vivo non sa, Non sa da morto. (Si aggira curiosa e meravigliata ammirando i ricchi paraventi ed i preziosi dipinti. Vede pennelli e colori su di una tavola. Essa vi si accosta ed attratta dal mistero dei colori siede preso la tavola tentando di pingere. Vuole dipingere un fiore, ma invece n’esce un angue ; Iris getta indispettita il foglio di carta. Ed ora vorrebbe dipingere un cielo azzurro, ma le inesperte mani non riescono che a tracciare una macchia grigiastra. Sfiduciata, lascia cadere i pennelli.) Io pingo… pingo, Ma il mio pennello invano stendo, Intingo! Va la mia mano invano! Invano, invano va la mia mano! Io penso a un fiore, E n’esce invece un’angue tutto terrore, Tutto un rosso di sangue! Se voglio un cielo, Azzurro in mio pensiero, È un fosco velo, Un velo tinto in nero! La fantasia con sé m’invola E porta di casa mia a la picciola porta ; Là la pupilla d’un cieco Finalmente ha una scintilla, Una favilla d’una luce rovente Che fulge e brilla, Ma il lucer d’una lacrima Che lentamente stilla! (Accasciata, nasconde il viso tra le mani.) In paradiso (han detto) non si piange! Ed io di lacrime… ho i miei occhi pieni! (Una cortina si solleva lentamente e Kyoto introduce Osaka. I due uomini si soffermano sul limitare della porta e guardando la fanciulla seduta davanti al tavolino dei colori.) OSAKA (parlando sottovoce a Kyoto) A un cenno mio manda Le vesti e i doni. KYOTO Sì, manderò! OSAKA Or quanto a te, Inutil qui… va via! KYOTO A meraviglia! Vo! (Il taikomati scompare dietro la cortina, lasciando soli il giovane signore voluttuoso e l’ingenua mousmè.)(Alle parole di Osaka Iris si volge sorpresa, gitta un grido e si ritrae paurosa. Osaka la arresta d’un gesto ammirativo.) OSAKA Oh, come al tuo sottile corpo s’aggira E s’informa di te la flessuosa Notturna vesta! Senza posa lo sguardo ti rimira Da capo a piè E l’anima s’appaga nella sorpresa vaga, Nel portento gentile di tua beltà Che, in festa alta, trionfa in te. (Osaka si avvicina sempre più ad Iris. Questa si ritrae ancor più, sorpresa e impaurita.) IRIS (Conosco questa voce! Io già l’udii! In ogni sua parola si rivela È la voce d’Jor! È Jor! È Jor!) OSAKA Perché il piede ritraggi Se a te vicin Mi porta il mio desìo? (Iris si ferma palpitante e Osaka le è vicino.) Dentro a’ tuoi veli lascia lo sguardo mio Disioso penetrare! Io ne’ tuoi occhi veggo tutti i cieli! Gli olezzi io bevo in te Di tutti i maggi! (Osaka accarezza la testa di Iris questa chiude timorosa gli occhi. Al tocco del giovane gli spilloni cadono e disciolgono liberi i lunghi capelli che fluiscono giù per le spalle di Iris, ricoprendola come di un manto.) OSAKA (tuffando con voluttà le mani nei capelli d’Iris) Ah, i tuoi capelli… Son sì lunghi e tanti Da incatenarti intorno… Tutti gli uomini! Tu m’incatena e per la via, mousmè, D’ogni tua brama, Deh, tu, mi mena! IRIS (incredula, quasi sorridendo e riannodandosi i capelli) (Da niuno ho udito dirmi tante cosa. Iris tanta bellezza? Niun lo crede! M’ha detto un sol finor che son graziosa, Il babbo mio, Ch’è cieco e non mi vede!) OSAKA Il tuo corpo s’ingiglia D’un candore più bianco del Fousiyama! Bocca sana vermiglia! Fresca fontana ove zampillan Tutte le dolcezze E tutte le carezze! Ove il mio sangue vivo si ristora! (Iris sorride nell’udire le parole entusiastiche di Osaka.) Tu ridi? Ridi? Ridi! Ridi, ancora! IRIS (con timore e vergognosa) (Ho fatto male a rider, Ma non so se muovermi O star ferma a sue parole, Se fargli reverenza! Gli dirò “Signor!” No! “Re!” È poco… “Figliuol del Sole!”) OSAKA Arrossi a mie parole? Non arrossir! Lascia arrossire il sole ; Egli ogni dì ha tramonti, tu? Sali, sali, altissima, A le superbe aurore, Ai superbi orizzonti del mio amore! IRIS Figlio del Sol! OSAKA (Dà una stridente risata. Iris si ritrae ancora, impaurita.) Ah tu, fanciulla, ancor mi credi Jor della Commedia? Or recito la Vita! T’ho, in vesta d’istrion Per farti mia, rapita. Apri gli occhi, mousmè! Vedi ed impara la Vita. Il vero nome mio Vuoi tu sapere? Ebben, mousmè, Io mi chiamo “Il Piacere!” IRIS (ricordando con accento di terror) Un dì (ero piccina), Al tempio vidi un bonzo A un paravento tutto fatto a simboli, Sciorinare il velame d’un mistero… Era una plaga D’un gran mare morto Color del bronzo ; E v’era un cielo Rosso sì come sangue, D’un rosso livido ; E una gran spiaggia, Una gran spiaggia morta Di grigio e nero… Una fanciulla giacèavi adagiata, Scarne le membra, Sparsi i capelli E nella bocca un riso Ch’era uno spasimo… Su dal mar morto Una gran piovra intanto Il capo ergeva… E la fanciulla col grande Occhio falcato fuor guatava ; Questa, domata a quel terror di sguardo, Tutta affisava! Su dal mar morto I viscidi tentacoli Moveva il mostro, e per le gambe, Pei reni e per le spalle, Poi per le chiome E il fronte e gli occhi E il petto esile ansante, E per le braccia La stringe e allaccia! La stringe e allaccia in viso! Essa sorride ognor! Essa sorride e muor Con un estremo spasimo Che par un riso… essa sorride E muor, e muor! E il bonzo a voce forte “Quella piovra è il Piacere… Quella piovra è la Morte!” (Iris si lascia cadere ai piedi del giovane, piangendo e rimanendo accasciata dalla paura e dal dolore.) Deh, ch’io torni a mio padre! OSAKA (con cinismo) Son le fole dei bonzi Spavaldi e ipocriti Che all’alito d’un bacio Si sburgiardano! (A un cenno di Osaka le koumaro portano e stendono ai piedi di Iris stoffe, gioielli, ventagli, fiori.) OSAKA (sollevando Iris e stringendola a sé poco a poco) Or dammi il braccio tuo, Braccio di neve e avorio! Intorno al collo così m’anoda! Scogli i capelli! (sciogliendole ancora una volta i capelli) La testa bruna sovra il mio petto Tu m’abbandona! Cogli occhi, gli occhi miei… Tu, ed io, labbra le labbra! Vi scendo e tocco la dolce bocca! (Osaka abbandona la sua bocca su quella di Iris quasi svenuta, mormorando e supplicando 🙂 È questo il bacio! (Iris, staccandosi da Osaka, rimane atterrita, poi prorompe in pianto.) OSAKA (guardandola, sorpreso) Piangi? IRIS Penso a mio padre! OSAKA Gli darò vesti e denaro! IRIS Io penso alla mia casa! OSAKA Palazzi avrai! IRIS Io penso al mio giardino! OSAKA Ne avrai d’immensi E a serre ognora in fiore! IRIS Ma non sono i miei fior! OSAKA (annoiato e sdegnoso) (È una pupattola!) Nullo desio ti adesca Di codesto splendore, Vesti, ori? E il bacio è un’esca Cui non morde il tuo cuore? Chiedi, fanciulla! Brama! Tu pur abbi un desio! IRIS Voglio il giardino mio! Io voglio il mio giardino, Colla sua siepe intorno, La mia casetta bianca Col mormorante rio, Col suo villaggio a manca, Con la vallata a prati, Col sol che appena è giorno Appar sugli elevati fianchi Del Fousiyama e… Mi chiama, mi chiama! (Rimane immobile.)(Kyoto accorre.) OSAKA (seccato, rivolgendosi a Kyoto) Da un’ora essa m’attedia! È pupa da commedia! Pupa di legno ; or’ io mi sdegno! Un mio consiglio, accetta! KYOTO (con finta sottomissione) Ognora Kyoto impara! OSAKA (imitando Iris) Torni alla sua casetta! KYOTO È questo il tuo consiglio? La espongo al Yoshiwara! OSAKA Fa’ pur! Ahimè, che noia! (Se ne va sbadigliando.) Vo! Sbadiglio! KYOTO (con astuzia parlando fra sé) Colle piccine gran maestra è natura. O moine o paura! Osaka è giovin ; vede ratto, E ratto ei vuole il suo desìo Tradotto in fatto. Esperienza e pazienza! A me! Vediam! (Con occhio conoscitore osserva e studia attentamente Iris.) Perfetta! E in una vesta Ancor più trasparente di codesta, Come se indosso avesse a veste il nulla, Vederete qual trionfo di fanciulla! (Scegli una veste e fa cenno alle donne di vestirne Iris.) Alla toeletta! Olà! (Le donne accorrono ; Iris impaurita vuol fuggire.)(irritato) Con me ritrosa? (imperioso) Qui s’obbedisce! Bada! Per le putte cattive c’è la morte! (Apre la parete a destra e mostra ad Iris un precipizio oscuro e fondo Iris indietreggia impaurita.) Chiamo il Vampiro E fatta è la tua sorte! IRIS (implorando) No, non fatemi male! KYOTO (rabbonito) Non lo voglio! (insinuante ; prende il pupo che nella commedia rappresentava Jor e lo porge ad Iris) E se obbedisci, guarda! È tuo! IRIS (Sorpresa, prende con gioia il pupo.) È Jor! KYOTO (dietro le suoje, spiando nella via) Annotta! La gente dotta e ghiotta D’ogni cosa vaga e rara S’accalca e indaga! Già arrossa di lumiere il Yoshiwara! Oh, febbre del Piacere! (Intanto le esperte donne cominciano ad abbigliare Iris, dietro un paravento.) La parete sottile scorre e schiude A uno sciame gentile di donne ignude! Qualche altro Osaka certo passerà, E in questa onesta rete di giovinezza incapperà! IRIS (Mentre l’abbigliano, Iris tutta intenta al pupo, si risovviene la dolcissima cantilena del dramma, e mentre la ripete, infantilmente lo fa agire.) Apri la tua finestra! Io sono il Sole! Apri l’orecchio a mie dolci parole! Apri l’anima tua alla fede e spera! Jor ha ascoltata, o Dhia, La tua preghiera! Tu vuoi morir? Morir io ti farò, Ma ti farò morir dal sol baciata, Ed al paese eterno ti trarrò… (Kyoto si allontana dalla veranda, ed osserva Iris completamente abbigliata.) Ove, o fanciulla, tu sarai amata! KYOTO Vediam! Così stai bene! (Strappa ruvidamente il pupo ad Iris, e lo gitta in alto ; una guècha lo afferra a volo.) Ha sonno il piccol Jor ; Poniamolo a dormire! Or ti conviene Sovra la bocca un vago punto in or! (Prende un pennello, e disegna un neo d’oro sulle labbra d’Iris.) Così! Vediam ove posarti… In alto! Ti voglio qui! (Colloca Iris sulla veranda.) Superbamente erette Le divine tue forme! Ed or vediam Se la gente abbocca! (alle guèchas) Attente, streghe, attente, attente! (colpo di mano)(gridato) Via le cortine! (Le guèchas fanno scorrere rapidamente le mobili pareti. Si scorge la strada del Yoshiwara tutta affollata. L’improvvisa apparizione d’Iris attrae subito l’attenzione della folla, che prorompe in entusiasmo.) LA FOLLA Oh, meraviglia delle meraviglie! (Kyoto, appoggiato alla veranda, osserva soddisfatto.) La vaga figlia! È rosa thea! Fior di verbena! Fior di vaniglia! Fra le più vaghe figlie O vaga meraviglia! Giorno di rose e di viole! Notte serena! Parla, bella mousmè! Udiamo l’armonia di tue parole! Parla! L’anima di desìa! Sì, è rosa thea E imbalsama davvero Tutta una giovinezza! Una carezza di questo fior Darìa vita all’idea D’uno spento pensiero! Gemma pura di natura! Parla, bella mousmè! Parla! Parla! Parla! Ah! KYOTO (esaltandosi di gioia e fregandosi le mani) Son uomo di talento, sì o no? (Un norimon si fa largo nella folla ; ne esce Osaka, il quale vedendo Iris, respinge la folla, gridando furente, esaltato.) Ve’ che furore! Strana è la gente In fregola d’amore. Io ci guadagnerò a staia i riò! OSAKA Datemi il passo! KYOTO (È Osaka!) OSAKA Indietro! Indietro! KYOTO (Eccolo ancor! È pazzo!) OSAKA Indietro! KYOTO (Io godo!) OSAKA (Aggrappandosi, sale sulla veranda.) Iris, son io! Io sono Osaka, Jor… Tutto sarò per te quel che vorrai! Osaka può donarti gemme ed or Quanto può darti Jor Di luce o rati! E qui or io M’inchino innanzi a te, Qui giù, qui giù nel fango! Qui a’ tuoi piedi! Curvo a’ tuoi piè, Fanciulla, Osaka vedi qui giù! Qui giù nel fango! Qui a’ tuoi piè! Qui la pazzia prosterno Del mio orgoglio Che cieco e vil m’ha Fatto a tue bellezze! Iris ancor, ancor, Dammi l’immenso ciel Di tue carezze! (Si slancia verso Iris ; ma Kyoto si frammette fra Osaka e la fanciulla.) KYOTO Osaka, io qui son servo A tutto il pubblico! OSAKA (impetuosa e minacciando Kyoto) Io primo fui che tal tesoro vidi! Kyoto, la voglio ancor! Io son pentito! Ebben chi gareggiar potrà con me? Dò tutto quel che chiedi, Ladro, arpìa! (con espansione) Iris divina, Deh, sii mia! Iris! (Appare nella folla il Cieco, accompagnato da due merciaiuoli.) IL CIECO Iris? Essa è qui dunque? IRIS (Rimasta fino allora intontita, alla voce del padre sobbalza per la gran gioia.) Sì, son io… (protendendo le braccia verso il padre, mentre la folla sorpresa circonda curiosamente il Cieco) Padre! Son Iris! Ah, qui vieni! Qui! LA FOLLA Suo padre? È un cieco! IL CIECO (implorando i circostanti ; la folla, presa subitamente da un senso di pietà, fa largo intorno al Cieco.) Conducetemi sotto a la finestra… LA FOLLA Fate largo! Fate largo! IL CIECO …ove sta la fanciulla svergognata! LA FOLLA Il passo! Il passo! KYOTO (Sorpreso dall’apparizione del Cieco, urla per giustificarsi.) Egli venduto m’ha la figlia sua! IL CIECO (imperioso) Iris, rispondi! Ove sei tu? IRIS Qui, padre! IL CIECO (Guidato dalla voce della figlia, si avvicina, e raccogliendo manate di fango le scaglia contro la veranda gran movimento di sorpresa nella folla) To’, sul tuo viso! To’, sovra il tuo fronte! To’, nella bocca! To’, ne tuoi occhi fango! LA FOLLA Ah! (La maledizione del padre rende Iris pazza di dolore, e respingendo tutti da sè, con improvviso slancio si precipita dalla finestra nell’abisso prima mostratole da Kyoto, prorompendo in un grido terribile.) IRIS Ah! OSAKA (che non arriva in tempo per salvare Iris, rimane terrorizzato alla finestra, davanti all’abisso) Ah! KYOTO (le mani nei capelli) Ah! LA FOLLA Ah! Mascagni,Pietro/Iris/III
https://w.atwiki.jp/lyokun/pages/18.html
http //dev.mysql.com/doc/refman/5.1/ja/connector-net-using-datetime.html#connector-net-using-datetime-invalid
https://w.atwiki.jp/japan_dorama/pages/2745.html
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