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ATTO QUARTO (Sul Murzoll.) ("Stanca, non lontana dalla sua capanna stava un giorno Wally seduta sopra una delle più alte cime del Murzoll. La scena che l attorniava somigliava nel triste e livido decembre un cimitero sparso di tumuli di neve, colle fronde bizzaramente foggiate dal ghiaccio in croci, coi cespugli di fiori alpestri trasformati in tombe trasparenti e candide come il marmo. Sotto a suoi piedi si stendeva il mare di ghiaccio, desolato, infinito, coi suoi riflessi verdastri e con le sue onde irrigidite che si prolungavano sino all altro versante della montagna. L orizzonte colle sue innumerevoli catene di monti era avvolto nei fantastici vapori del meriggio. Il Similaun, accanto a Wally, era accarezzato da una piccola nuvola, e la ragazza, appoggiata la testa nelle mani, ne seguiva macchinalmente gli ondeggiamenti.") (Wally dell Avvoltaoio - W de Hillern) (Dalla sinistra, per un piccolo ad ascoso sentiero, sale faticosamente Walter sino alla capanna, e si avvicina a Wally.) ▼WALTER▲ Luogo sicuro questo non è più! Wally, torniamo! Le valanghe distruggono i sentier! Wally, torniamo! (La Wally si scuote; guarda d intorno attentamente, poi ritorna a meditare come prima. Walter l abbraccia e la costringe affettuosamente ad alzarsi.) ▼WALLY▲ Se è scritto ch io non debba più veder la terra Dove ho amato e piano Tanto il mio destin si compia! ▼WALTER▲ L inverno è desolato … ▼WALLY▲ Più non soffro pene di questo mondo! ▼WALTER▲ È già il Natal, Wally, torniam! ▼WALLY▲ Non ho più famiglia … ▼WALTER▲ Torniamo a riudir le allegre squille Della chiesetta nostra cantar la pace … ▼WALLY▲ (con abbandono) La mia pace? È perduta per sempre! Tu ritorna, alla casa, alla vita. Walter, ritorna ed ama! ▼WALTER▲ Senza te! ▼WALLY▲ (traendo dal seno il vezzo di perle che portava il dì della festa di Sölden e porgendolo a Walter, con un sorriso d amara tristezza) Prendi, fanciul e serbala! questa memoria pia, Questa, che un dì fu orgolio della bellezza mia. Son queste le mie lagrime dal duolo irrigidite, I ricordi soavi dell affranto mio cuor, Le parole d amor Che ho detto e che ho sentite … Io te la dono, o Walter! È tutto il mio tesor! (con immensa rassegnazione) Ed or, faciullo, vanne. È già il Natal! (melanconicamente) Riudrai le allegre squille Della chiesetta nostra cantar la pace … ▼WALTER▲ Wally deh! torna! Wally! ▼WALLY▲ Fanciullo, no. Soltanto una preghiera. (soavemente a Walter indicando il ghiacciaio) Allor che avrai varcato il periglioso mare di ghaccio Canta, oh, canta ancora la mesta cantilena del mio jodler! (Le lacrime le impediscono di più proseguire. Ella abbraccia con gran tenerezza Walter, e dolcemente lo spinge sul sentiero del ritorno. Walter piangendo si allontana e scompare dal sentiero a sinistra. Appena sola la Wally si accascia presso la sua capanna. Il cielo, dapprima sereno, va lentamente coprendosi di nubi. Essa si guarda intorno.) Eterne a me d intorno Piange la neve lacrime! Qui lagrima da secoli eterno pianto il giorno! Fra la densa caligin laggiù la terra appar Mugghiante fra le tenebre un desolato mar. Funesto mare dell umana vita! Un giorno sciolte le sue vele al vento Sfidava la mia nave l onda ardita, E dentro la mia nave, Alta, orgogliosa la giovinezza mia Cantava forte canti d amor sovra flutti di rosa Quei canti lieti or son nenie di morti! ▼WALTER▲ (da lontano) E il vento iva lontan Poi la venia vicin … ▼WALLY▲ La mia canzon! (ascoltando) ▼WALTER▲ Quando fu giunta sovra l alto monte Presso la neve bianca La pellegrina stanca Sciolse le treccie E chinò il bianco fronte. ▼WALLY▲ (ripetendo quasi incoscientemente) Quando fu giunta sovra l alto monte Presso la neve bianca E chinò il bianco fronte. (La voce di Walter va a poco a poco perdendosi. con esaltazione) Sì, come te, fanciulla del mio canto L amore fu dolor, la vita pianto. Sì, come te morir deve la Wally … (Getta il mantello di pelle, si scioglie le chiome che le inondano le spalle, s inginocchia, e come assorta in dolcissima estasi canta ) O neve, o figlia candida del cielo, Risplender t ho veduta Giù dalla valle muta, N è l aspro m atterrì lungo pendio, E a te ne son venuta. Esser pari a te bella desio! (Lo jodler che segue, la Wally lo canta con immensa passione, quasi nel delirio; ed è durante questo suo canto che ha del dolore fantastico, che da lunge si sente la voce dell Hagenbach chiamare "Wally! Wally!" voce che si fa sempre più distinta.) ▼HAGENBACH▲ (dall interno, lontano) Wally! Wally! ▼WALLY▲ Come sei triste, o vento, Tu somigli al mio pianto. ▼HAGENBACH▲ Wally! Wally! ▼WALLY▲ Sei l ultimo lamento, Sei l ultimo mio canto. ▼HAGENBACH▲ (più distintamente) Wally! ▼WALLY▲ (impaurita) Una voce mi chiama! (ascoltando, ma tutto è silenzio) No, m ingannai. ▼HAGENBACH▲ (più vicino) Wally! Wally! ▼WALLY▲ E ancora … Chi mi chiama? (agitata dallo spavento) Ah sono, ohimè, le fanciulle beate! (grido) Ah! dei bianchi ghiacciai sono le fate! (grido) Ah! (coprendosi gli occhi colle mani per non vedere la spaventosa visione) Già la lugubre schiera ecco s avanza, Ed agitan su me l orribil velo E intreccian d intorno a me l orribil danza, Vêr me tendendo le braccia di gelo! (Cade a terra ansante dallo spavento.) ▼HAGENBACH▲ Wally! Wally! (Dal sentiero di destra appare Hagenbach che s inerpica appoggiandosi a un bastone ferrato. Egli si ferma penosamente impressionato a vedere i segni che i partimenti hanno impresso sul volto della Wally, e dolcemente la chiama ) Wally! Wally! ▼WALLY▲ (drizzandosi e vedendo Giuseppe) Vergine santa! Egli è Giuseppe! Perchè sei tu venuto? ▼HAGENBACH▲ M hai salvato, Hai voluto Obliar l offesa mia E tu mi chiedi perchè son tornato? (con trasporto) A te ne vengo come a un santo altar! ▼WALLY▲ (sottovoce con emozione) (È la sua voce, è la sua voce!) ▼HAGENBACH▲ A te ne vengo come a un santo altar! Oh! come furon lunghi i dì lontan da te, E come mi struggeva il desio di rivederti! Tu nel tormento dell ore infinite A me apparivi bella e innamorata! Poi, la dolce vision si mutava E come la Madonna del dolore ai miei piè Ti vedevo addolorata, Mentre a lavarvi l otraggio del bacio, Dagli occhi tuoi sulla tua scarna gota vi sgorgava Un amara onda di pianto. ▼WALLY▲ (con voce appena intelligibile e rota dalla commozione) Ah! l armonia delle sue parole m uccide! ▼HAGENBACH▲ (continuando con più passione il racconto) Poi m han detto un dì Wally non è più qui Nè più la rivedrai! Ma la speranza non m hai lasciato, E t ho, fanciulla mia, ritrovata. (rimane in lunga contemplazione davanti alla Wally, tremante) Io t amo, Wally! ▼WALLY▲ (spaventata, agitata, dubbiosa ancora della felicità che viene a lei nel momento appunto che ella la credeva per sempre perduta, e giudicando male dei sentimenti che animano Giuseppe, gli dice con amarezza, allontanandosi ) Ebben, se t ho salvato, perchè mentir? Non s ama per pietà Afra tu amavi ed ami. ▼HAGENBACH▲ Afra tu dici? Oh! l infame menzogna! No, Wally. Credetti odiarti, Ma il cor ti amava. (Lentamente si avvicina alla Wally, così che le loro teste quasi si toccano.) Quando a Sölden provocatrice balda tu m apparisti, Io, la credetti una sfida crudel! Pur già lottavo coll incanto della tua persona Che dolcemente m attraeva a sè! (con estrema passione) No, credi, Wally! È inebbriato e pazzo che vile io fui; Ma il bacio che ti presi era bacio d amor … ▼WALLY▲ (fra sè, rapita dall incanto soave delle parole di Giuseppe ) Oh dolce incanto! O paradiso nuovo! ▼HAGENBACH▲ (continuando) Poi che fu sera, pieno di rimorsi Io volli rivederti e a piedi tuoi cader. Tempestosa era la notte, E Dio vegliava sulla colpa mia! … ▼WALLY▲ Dio?! (La Wally impaladisce. La memoria del suo delitto le ritorna in tutto il suo orrore.) ▼HAGENBACH▲ Giù nell abisso mi perdetti … ▼WALLY▲ (con voce rauca interrompendolo) Non Dio … un uomo! ▼HAGENBACH▲ Un uom? ▼WALLY▲ Gli avevan detto uccidi! (Non può più continuare.) ▼HAGENBACH▲ Ebben, Wally … ▼WALLY▲ Questa crudele gli avea detto uccidi! (con raccapriccio) Amami adunque ancor, se puoi … (Wally si copre disperatamente il volto colle mani, e rimane così, ritta dinanzi a Giuseppe; questi commosso la guarda, le si avvicina, e dolcemente le dice ) ▼HAGENBACH▲ Sì, t amo ancora … (La stringe teneramente al suo cuore. Intanto il cielo si è coperto di nubi; una caligine densa sale, sale minacciosa avvolgendo i picchi circonstanti del Murzoll; fra poco anche la capanna della Wally sarà avvolta in questa tenebria spaventosa della Alpi. Comincia a soffiare il vento. Ma i due amanti, felici, strettamente abbracciati, sembrano di nulla accorgersi, e si sussurrano all orechhio parole d amore.) ▼HAGENBACH E WALLY▲ (Wally ripete mormorando) Vieni, vieni; una placida vita Noi vivremo in un mondo ignorato! Pelegrini a una piaggia fiorita Chiederemo un asilo incanto. Là, sui prati, fra rose e viole, Noi vivremo una placida vita! (Rimangono abbracciati.) ▼WALLY▲ (guardandosi intorno spaventata dalla oscurità densa che li circonda) Giuseppe ove siam noi? ▼HAGENBACH▲ (con amore) Sei sul mio cor. (guardandosi sbigottito d intorno) Qual cupa oscurità! ▼WALLY▲ Rugge il Murzoll … (Hagenbach si scosta dalla Wally.) Amor mio, sola qui non mi lasciar … (Raccoglie da terra il bastone ferrato, e s incammina a tentoni fra le incertezze della nebbia e l imperversare dell uragano.) ▼HAGENBACH▲ Fra le tenebre dense vo cercando Il desiato sentiero del ritorno … (Giuseppe scompare giù pel sentiero per quale è venuto. Si fa più impetuoso il vento.) (dal fondo del sentiero) Wally! ▼WALLY▲ (con gioia) Mi chiama! t odo … ▼HAGENBACH▲ Il sentiero è scomparso … ▼WALLY▲ Ahimè! ▼HAGENBACH▲ Fa cor! Discendi per le roccie … e … (con urlo terribile) La valanga! (Odesi lo schianto terribile della valanga. L urto è così forte che la Wally è violentamente gettata a terra. Subito dopo un profundo silenzio. La Wally si trascina sino al ciglio del precipizio formato dalla valanga, e protesa, col busto fuori guarda cogli occhi vitrei e getta un grido.) ▼WALLY▲ (grido) Ah! (colla voce alterata, chiama ) Giuseppe! (silenzio) M odi, Giuseppe! (silenzio) (a voce spiegata) Cupo silenzio! la morte è laggiù! (Nasconde raccapricciata il volto nelle mani e rimane impietrita. Quando toglie dal volto le mani, il suo volto è livido gli occhi larghi che guardano stranamente si leva ritta sul precipizio e stendendo con esaltazione le mani, grida ) O neve! o candido destino mio Ecco la sposa di Giuseppe. Anima cara, aprimi le tue braccia! (Si getta nel precipizio, larghe le braccia, come stese ad un supremo abbraccio.) ATTO QUARTO Sul Murzoll."Stanca, non lontana dalla sua capanna stava un giorno Wally seduta sopra una delle più alte cime del Murzoll. La scena che l attorniava somigliava nel triste e livido decembre un cimitero sparso di tumuli di neve, colle fronde bizzaramente foggiate dal ghiaccio in croci, coi cespugli di fiori alpestri trasformati in tombe trasparenti e candide come il marmo. Sotto a suoi piedi si stendeva il mare di ghiaccio, desolato, infinito, coi suoi riflessi verdastri e con le sue onde irrigidite che si prolungavano sino all altro versante della montagna. L orizzonte colle sue innumerevoli catene di monti era avvolto nei fantastici vapori del meriggio. Il Similaun, accanto a Wally, era accarezzato da una piccola nuvola, e la ragazza, appoggiata la testa nelle mani, ne seguiva macchinalmente gli ondeggiamenti."(Wally dell Avvoltaoio - W de Hillern)Dalla sinistra, per un piccolo ad ascoso sentiero, sale faticosamente Walter sino alla capanna, e si avvicina a Wally. WALTER Luogo sicuro questo non è più! Wally, torniamo! Le valanghe distruggono i sentier! Wally, torniamo! La Wally si scuote; guarda d intorno attentamente, poi ritorna a meditare come prima. Walter l abbraccia e la costringe affettuosamente ad alzarsi. WALLY Se è scritto ch io non debba più veder la terra Dove ho amato e piano Tanto il mio destin si compia! WALTER L inverno è desolato … WALLY Più non soffro pene di questo mondo! WALTER È già il Natal, Wally, torniam! WALLY Non ho più famiglia … WALTER Torniamo a riudir le allegre squille Della chiesetta nostra cantar la pace … WALLY con abbandono La mia pace? È perduta per sempre! Tu ritorna, alla casa, alla vita. Walter, ritorna ed ama! WALTER Senza te! WALLY traendo dal seno il vezzo di perle che portava il dì della festa di Sölden e porgendolo a Walter, con un sorriso d amara tristezza Prendi, fanciul e serbala! questa memoria pia, Questa, che un dì fu orgolio della bellezza mia. Son queste le mie lagrime dal duolo irrigidite, I ricordi soavi dell affranto mio cuor, Le parole d amor Che ho detto e che ho sentite … Io te la dono, o Walter! È tutto il mio tesor! con immensa rassegnazione Ed or, faciullo, vanne. È già il Natal! melanconicamente Riudrai le allegre squille Della chiesetta nostra cantar la pace … WALTER Wally deh! torna! Wally! WALLY Fanciullo, no. Soltanto una preghiera. soavemente a Walter indicando il ghiacciaio Allor che avrai varcato il periglioso mare di ghaccio Canta, oh, canta ancora la mesta cantilena del mio jodler! Le lacrime le impediscono di più proseguire. Ella abbraccia con gran tenerezza Walter, e dolcemente lo spinge sul sentiero del ritorno. Walter piangendo si allontana e scompare dal sentiero a sinistra. Appena sola la Wally si accascia presso la sua capanna. Il cielo, dapprima sereno, va lentamente coprendosi di nubi. Essa si guarda intorno. Eterne a me d intorno Piange la neve lacrime! Qui lagrima da secoli eterno pianto il giorno! Fra la densa caligin laggiù la terra appar Mugghiante fra le tenebre un desolato mar. Funesto mare dell umana vita! Un giorno sciolte le sue vele al vento Sfidava la mia nave l onda ardita, E dentro la mia nave, Alta, orgogliosa la giovinezza mia Cantava forte canti d amor sovra flutti di rosa Quei canti lieti or son nenie di morti! WALTER da lontano E il vento iva lontan Poi la venia vicin … WALLY La mia canzon! ascoltando WALTER Quando fu giunta sovra l alto monte Presso la neve bianca La pellegrina stanca Sciolse le treccie E chinò il bianco fronte. WALLY ripetendo quasi incoscientemente Quando fu giunta sovra l alto monte Presso la neve bianca E chinò il bianco fronte. {La voce di Walter va a poco a poco perdendosi. con esaltazione} Sì, come te, fanciulla del mio canto L amore fu dolor, la vita pianto. Sì, come te morir deve la Wally … Getta il mantello di pelle, si scioglie le chiome che le inondano le spalle, s inginocchia, e come assorta in dolcissima estasi canta O neve, o figlia candida del cielo, Risplender t ho veduta Giù dalla valle muta, N è l aspro m atterrì lungo pendio, E a te ne son venuta. Esser pari a te bella desio! Lo jodler che segue, la Wally lo canta con immensa passione, quasi nel delirio; ed è durante questo suo canto che ha del dolore fantastico, che da lunge si sente la voce dell Hagenbach chiamare "Wally! Wally!" voce che si fa sempre più distinta. HAGENBACH dall interno, lontano Wally! Wally! WALLY Come sei triste, o vento, Tu somigli al mio pianto. HAGENBACH Wally! Wally! WALLY Sei l ultimo lamento, Sei l ultimo mio canto. HAGENBACH più distintamente Wally! WALLY impaurita Una voce mi chiama! ascoltando, ma tutto è silenzio No, m ingannai. HAGENBACH più vicino Wally! Wally! WALLY E ancora … Chi mi chiama? agitata dallo spavento Ah sono, ohimè, le fanciulle beate! grido Ah! dei bianchi ghiacciai sono le fate! grido Ah! coprendosi gli occhi colle mani per non vedere la spaventosa visione Già la lugubre schiera ecco s avanza, Ed agitan su me l orribil velo E intreccian d intorno a me l orribil danza, Vêr me tendendo le braccia di gelo! Cade a terra ansante dallo spavento. HAGENBACH Wally! Wally! Dal sentiero di destra appare Hagenbach che s inerpica appoggiandosi a un bastone ferrato. Egli si ferma penosamente impressionato a vedere i segni che i partimenti hanno impresso sul volto della Wally, e dolcemente la chiama Wally! Wally! WALLY drizzandosi e vedendo Giuseppe Vergine santa! Egli è Giuseppe! Perchè sei tu venuto? HAGENBACH M hai salvato, Hai voluto Obliar l offesa mia E tu mi chiedi perchè son tornato? con trasporto A te ne vengo come a un santo altar! WALLY sottovoce con emozione (È la sua voce, è la sua voce!) HAGENBACH A te ne vengo come a un santo altar! Oh! come furon lunghi i dì lontan da te, E come mi struggeva il desio di rivederti! Tu nel tormento dell ore infinite A me apparivi bella e innamorata! Poi, la dolce vision si mutava E come la Madonna del dolore ai miei piè Ti vedevo addolorata, Mentre a lavarvi l otraggio del bacio, Dagli occhi tuoi sulla tua scarna gota vi sgorgava Un amara onda di pianto. WALLY con voce appena intelligibile e rota dalla commozione Ah! l armonia delle sue parole m uccide! HAGENBACH continuando con più passione il racconto Poi m han detto un dì Wally non è più qui Nè più la rivedrai! Ma la speranza non m hai lasciato, E t ho, fanciulla mia, ritrovata. rimane in lunga contemplazione davanti alla Wally, tremante Io t amo, Wally! WALLY spaventata, agitata, dubbiosa ancora della felicità che viene a lei nel momento appunto che ella la credeva per sempre perduta, e giudicando male dei sentimenti che animano Giuseppe, gli dice con amarezza, allontanandosi Ebben, se t ho salvato, perchè mentir? Non s ama per pietà Afra tu amavi ed ami. HAGENBACH Afra tu dici? Oh! l infame menzogna! No, Wally. Credetti odiarti, Ma il cor ti amava. Lentamente si avvicina alla Wally, così che le loro teste quasi si toccano. Quando a Sölden provocatrice balda tu m apparisti, Io, la credetti una sfida crudel! Pur già lottavo coll incanto della tua persona Che dolcemente m attraeva a sè! con estrema passione No, credi, Wally! È inebbriato e pazzo che vile io fui; Ma il bacio che ti presi era bacio d amor … WALLY fra sè, rapita dall incanto soave delle parole di Giuseppe Oh dolce incanto! O paradiso nuovo! HAGENBACH continuando Poi che fu sera, pieno di rimorsi Io volli rivederti e a piedi tuoi cader. Tempestosa era la notte, E Dio vegliava sulla colpa mia! … WALLY Dio?! La Wally impaladisce. La memoria del suo delitto le ritorna in tutto il suo orrore. HAGENBACH Giù nell abisso mi perdetti … WALLY con voce rauca interrompendolo Non Dio … un uomo! HAGENBACH Un uom? WALLY Gli avevan detto uccidi! Non può più continuare. HAGENBACH Ebben, Wally … WALLY Questa crudele gli avea detto uccidi! con raccapriccio Amami adunque ancor, se puoi … Wally si copre disperatamente il volto colle mani, e rimane così, ritta dinanzi a Giuseppe; questi commosso la guarda, le si avvicina, e dolcemente le dice HAGENBACH Sì, t amo ancora … La stringe teneramente al suo cuore. Intanto il cielo si è coperto di nubi; una caligine densa sale, sale minacciosa avvolgendo i picchi circonstanti del Murzoll; fra poco anche la capanna della Wally sarà avvolta in questa tenebria spaventosa della Alpi. Comincia a soffiare il vento. Ma i due amanti, felici, strettamente abbracciati, sembrano di nulla accorgersi, e si sussurrano all orechhio parole d amore. HAGENBACH E WALLY Wally ripete mormorando Vieni, vieni; una placida vita Noi vivremo in un mondo ignorato! Pelegrini a una piaggia fiorita Chiederemo un asilo incanto. Là, sui prati, fra rose e viole, Noi vivremo una placida vita! Rimangono abbracciati. WALLY guardandosi intorno spaventata dalla oscurità densa che li circonda Giuseppe ove siam noi? HAGENBACH con amore Sei sul mio cor. guardandosi sbigottito d intorno Qual cupa oscurità! WALLY Rugge il Murzoll … Hagenbach si scosta dalla Wally. Amor mio, sola qui non mi lasciar … Raccoglie da terra il bastone ferrato, e s incammina a tentoni fra le incertezze della nebbia e l imperversare dell uragano. HAGENBACH Fra le tenebre dense vo cercando Il desiato sentiero del ritorno … Giuseppe scompare giù pel sentiero per quale è venuto. Si fa più impetuoso il vento. dal fondo del sentiero Wally! WALLY con gioia Mi chiama! t odo … HAGENBACH Il sentiero è scomparso … WALLY Ahimè! HAGENBACH Fa cor! Discendi per le roccie … e … con urlo terribile La valanga! Odesi lo schianto terribile della valanga. L urto è così forte che la Wally è violentamente gettata a terra. Subito dopo un profundo silenzio. La Wally si trascina sino al ciglio del precipizio formato dalla valanga, e protesa, col busto fuori guarda cogli occhi vitrei e getta un grido. WALLY grido Ah! colla voce alterata, chiama Giuseppe! silenzio M odi, Giuseppe! silenzio a voce spiegata Cupo silenzio! la morte è laggiù! Nasconde raccapricciata il volto nelle mani e rimane impietrita. Quando toglie dal volto le mani, il suo volto è livido gli occhi larghi che guardano stranamente si leva ritta sul precipizio e stendendo con esaltazione le mani, grida O neve! o candido destino mio Ecco la sposa di Giuseppe. Anima cara, aprimi le tue braccia! Si getta nel precipizio, larghe le braccia, come stese ad un supremo abbraccio. Catalani,Alfredo/La Wally
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思ったとおりのこと。 -- suzuna mio (2006-04-15 15 53 05) 名前 コメント
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こちらではクラン-WOL-へ連絡する際に使用する連絡先を記載しています。 クランマスター WoTB ID mio1545
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ATTO IV Scena Prima (Reggia) TELEMACO Del mio lungo viaggio i torti errori già vi narrai, regina. Ora tacer non posso Della veduta Greca, La bellezza divina. M accolse Elena bella, Io mirando stupii, dentro a que raggi immerso, che di Paridi pieno non fosse l universo. Alla figlia di Leda un sol Paride, dissi, è poca preda. Povere fur le stragi, furon lievi gli incendi a tanto foco, ché se non arde un mondo, il resto è poco. Io vidi in que begli occhi dell incendio troiano le nascenti scintille, le bambine faville. E ben prima potea astrologo amoroso da quei giri di foco, profetar fiamme e indovinar ardori da incenerir città non men che cori. Paride, è ver, morì, Paride ancor gioì. Con la vita pagar convenne l onta, ma così gran piacere una morte non sconta. Si perdoni a quell alma il grave fallo la bella Greca porta nel suo volto beato tutte le scuse del troian peccato. PENELOPE Beltà troppo funesta, ardor iniquo, di rimembranze indegno, disseminò lo sdegno non tra fiori d un volto, ma tra strisci d un angue, ché mostro è quell amor che nuota in sangue. Memoria così trista disperda pur l oblio. Vaneggia la tua mente, folleggia il tuo desio. TELEMACO Non per vana follia Elena ti nomai, Ma perché essendo nella famosa Sparta circondato improvviso dal volo d un augel destro e felice, Elena, ch è maestra dell indovine scienze e degl auguri, tutta allegra mi disse ch era vicino Ulisse, e che dovea dar morte a Proci, e stabilirsi il regno. PENELOPE Voglia il ciel che mia vita, anco sostenti debole fil di speme, e, come a picciol seme, natura insegna, ad ingrandirsi in pianta; così, dentro al mio petto, nasce da picciol seme, dentro al mio petto, alto diletto. Scena Seconda ANTINOO Sempre, villano Eumete, sempre, sempre t ingegni di perturbar la pace, d intorbidir la gioia, oggetto di dolore, ritrovator di noia hai qui condotto un infesto mendico, un noioso importuno, che con sue voglie ingorde non farà che guastar le menti liete! EUMETE L ha condotto fortuna alle case d Ulisse, ove pietà s aduna. ANTINOO Rimanga ei teco a custodir la gregge, e qui non venga, dove civile nobiltà comanda e regge. EUMETE Civile nobiltà non è crudele, né puote anima grande sdegnar pietà che nasce de regi tra le fasce. ANTINOO Arrogante plebeo, insegnar opre eccelse, a te, vil uom, non tocca, né dee parlar di re villana bocca! E tu, povero indegno, fuggi da questo regno! IRO Partiti, movi il piè se sei qui, qui per mangiar, son pria di te! ULISSE Uomo di grosso taglio, di larga prospettiva, benché canuto ed invecchiato io sia, non è vile però l anima mia. Se tanto mi concede l alta bontà regale, trarrò il corpaccio tuo sotto il mio piede, mostruoso animale! IRO E che sì, e che sì, rimbambito guerriero, vecchio importuno. E che sì che ti strappo i peli della barba ad uno ad uno! ULISSE Voglio perder la vita, se di forza e di vaglia io non ti vinco or or, sacco di paglia! ANTINOO Vediam, regina, in questa bella coppia d una lotta di braccia stravagante duello. PENELOPE Il campo io t assicuro, pellegrin sconosciuto. IRO Anch io ti do franchigia, combattitor barbuto. ULISSE La gran disfida accetto, cavaliero panciuto! IRO (che fa alla lotta) Sù dunque! Sù, sù! Alla zuffa, alla lotta, sù, sù! (segue la lotta) Son vinto, ohimé! ANTINOO Tu, vincitor, perdona a chi si chiama vinto. Iro, puoi ben mangiar, ma non lottar. PENELOPE Valoroso mendico, in corte resta onorato e sicuro, ché non è sempre vile chi veste manto povero ed oscuro. Scena Terza PISANDRO Generosa regina, Pisandro a te s inchina, e ciò che diede larga e prodiga sorte dona a te, Per te aduna sua novella fortuna. Questa regal corona che di comando è segno, ti lascia in testimon del cuor che dona. Dopo il dono del core non ha dono maggiore. PENELOPE Anima generosa, prodigo cavaliere, ben sei d impero degno, ché non merita men chi dona un regno. ANFINOMO Se t invoglia il desio d accettar regni in dono, ben so donar anch io, ed anch io rege sono. Queste pompose spoglie, questi regali ammanti confessano superbi i miei ossequi i tuoi vanti. PENELOPE Nobil contesa e generosa gara, ove amator discreto l arte del ben amar donando impara. ANTINOO Il mio cor che t adora non ti vuol sua regina l anima che s inchina ad adorarti, deità vuoi chiamarti e, come dea, t incensa coi sospiri, fa vittime i desiri e con quest ori t offre voti ed onori. PENELOPE Non andran senza premio opre cotanto eccelse, ché donna quando dona, se non è prima accesa allor s accende, e donna quando toglie, se non è prima resa, allor s arrende. Or t affretta, Melanto, e qui m arreca l arco del forte Ulisse e la faretra. E chi sarà di voi, con l arco poderoso saettator più fiero, avrà d Ulisse e la moglie e l impero. TELEMACO (fra sè) Ulisse, e dove sei, che fai, ché non ripari le tue perdite, e in un gli affanni miei? PENELOPE (fra sè) Ma che, ma che promise bocca facile, ahi, troppo discordante dal core! Numi del Cielo, s io l dissi, snodaste voi la lingua, apriste i detti. Saran tutti del Cielo e delle stelle prodigiosi effetti. ANFINOMO, PISANDRO, ANTINOO Lieta, lieta soave gloria! Grata e dolce vittoria! Cari pianti degli amanti, cor fedele, costante sen cangia il torbido in seren! Lieta, lieta soave gloria, grata e dolce vittoria! PENELOPE Ecco l arco d Ulisse, anzi l arco d Amor che dee passarmi il cor. Pisandro, a te lo porgo chi fu il primo a donar sia il primo a saettar. PISANDRO Amor, se fosti arciero en saettarmi, or dà forza a quest armi, ché vincendo dirò se un arco mi ferì, un arco mi sanò. (si prova di caricar l arco e non può) Il braccio non vi giunge, il polso non v arriva, ceda la vinta forza, col non poter anche il desio s ammorza. ANFINOMO Amor, picciolo nume, non sa di saettar se trafigge i mortali, son le saette sue sguardi e non strali, ch a nume pargoletto negano d obbedir l arme di Marte. Tu, fiero Dio, le mie vittorie affretta il trionfo di Marte e te s aspetta. (qui finge di caricar l arco e non può) Come intrattabile, come indomabile l arco si fa! Quel petto frigido, protervo e rigido, per me sarà. ANTINOO Ceda Marte ed Amore ove impera beltà. Chi non vince in onor, non vincerà. Penelope, m accingo in virtù del tuo bello all alta prova. (s affatica a caricar l arco e non può) Virtù, valor non giova. Forse forza d incanto contende il dolce vanto! Ah, ch egli è vero ch ogni cosa fedele ad Ulisse si rende, e sin l arco d Ulisse, Ulisse attende! PENELOPE Son vani, oscuri pregi i titoli de regi, senza valor. Il sangue, ornamento regale, illustri scettri a sostener non vale. Chi simile ad Ulisse virtute non possiede, de tesori d Ulisse è indegno erede. ULISSE Gioventute superba sempre valor non serba, come vecchiezza umile ad ognor non è vile. Regina, in queste membra tengo un alma sì ardita ch alla prova m invita. Il giusto non eccedo rinunzio il premio, e la fatica io chiedo. PENELOPE Concedasi al mendico la prova faticosa. Contesa gloriosa, contro petti virili un fianco antico, che tra rossori in volti darà il foco d amor vergogna ai volti! ULISSE Questa mia destra umile s arma a tuo conto, o Cielo! Le vittorie apprestate, o sommi dèi, s a voi son cari i sacrifici miei! (Si caricarisce l arco. Qui tuona) CORO Meraviglie, stupori! Prodigi estremi! ULISSE Giove nel suo tuonar, grida vendetta! Così l arco saetta! Minerva! Altri rincora, altri avvilisce. Così l arco ferisce! Alle morti, alle stragi, alle ruine, alle ruine! ATTO IV Scena Prima (Reggia) TELEMACO Del mio lungo viaggio i torti errori già vi narrai, regina. Ora tacer non posso Della veduta Greca, La bellezza divina. M accolse Elena bella, Io mirando stupii, dentro a que raggi immerso, che di Paridi pieno non fosse l universo. Alla figlia di Leda un sol Paride, dissi, è poca preda. Povere fur le stragi, furon lievi gli incendi a tanto foco, ché se non arde un mondo, il resto è poco. Io vidi in que begli occhi dell incendio troiano le nascenti scintille, le bambine faville. E ben prima potea astrologo amoroso da quei giri di foco, profetar fiamme e indovinar ardori da incenerir città non men che cori. Paride, è ver, morì, Paride ancor gioì. Con la vita pagar convenne l onta, ma così gran piacere una morte non sconta. Si perdoni a quell alma il grave fallo la bella Greca porta nel suo volto beato tutte le scuse del troian peccato. PENELOPE Beltà troppo funesta, ardor iniquo, di rimembranze indegno, disseminò lo sdegno non tra fiori d un volto, ma tra strisci d un angue, ché mostro è quell amor che nuota in sangue. Memoria così trista disperda pur l oblio. Vaneggia la tua mente, folleggia il tuo desio. TELEMACO Non per vana follia Elena ti nomai, Ma perché essendo nella famosa Sparta circondato improvviso dal volo d un augel destro e felice, Elena, ch è maestra dell indovine scienze e degl auguri, tutta allegra mi disse ch era vicino Ulisse, e che dovea dar morte a Proci, e stabilirsi il regno. PENELOPE Voglia il ciel che mia vita, anco sostenti debole fil di speme, e, come a picciol seme, natura insegna, ad ingrandirsi in pianta; così, dentro al mio petto, nasce da picciol seme, dentro al mio petto, alto diletto. Scena Seconda ANTINOO Sempre, villano Eumete, sempre, sempre t ingegni di perturbar la pace, d intorbidir la gioia, oggetto di dolore, ritrovator di noia hai qui condotto un infesto mendico, un noioso importuno, che con sue voglie ingorde non farà che guastar le menti liete! EUMETE L ha condotto fortuna alle case d Ulisse, ove pietà s aduna. ANTINOO Rimanga ei teco a custodir la gregge, e qui non venga, dove civile nobiltà comanda e regge. EUMETE Civile nobiltà non è crudele, né puote anima grande sdegnar pietà che nasce de regi tra le fasce. ANTINOO Arrogante plebeo, insegnar opre eccelse, a te, vil uom, non tocca, né dee parlar di re villana bocca! E tu, povero indegno, fuggi da questo regno! IRO Partiti, movi il piè se sei qui, qui per mangiar, son pria di te! ULISSE Uomo di grosso taglio, di larga prospettiva, benché canuto ed invecchiato io sia, non è vile però l anima mia. Se tanto mi concede l alta bontà regale, trarrò il corpaccio tuo sotto il mio piede, mostruoso animale! IRO E che sì, e che sì, rimbambito guerriero, vecchio importuno. E che sì che ti strappo i peli della barba ad uno ad uno! ULISSE Voglio perder la vita, se di forza e di vaglia io non ti vinco or or, sacco di paglia! ANTINOO Vediam, regina, in questa bella coppia d una lotta di braccia stravagante duello. PENELOPE Il campo io t assicuro, pellegrin sconosciuto. IRO Anch io ti do franchigia, combattitor barbuto. ULISSE La gran disfida accetto, cavaliero panciuto! IRO (che fa alla lotta) Sù dunque! Sù, sù! Alla zuffa, alla lotta, sù, sù! (segue la lotta) Son vinto, ohimé! ANTINOO Tu, vincitor, perdona a chi si chiama vinto. Iro, puoi ben mangiar, ma non lottar. PENELOPE Valoroso mendico, in corte resta onorato e sicuro, ché non è sempre vile chi veste manto povero ed oscuro. Scena Terza PISANDRO Generosa regina, Pisandro a te s inchina, e ciò che diede larga e prodiga sorte dona a te, Per te aduna sua novella fortuna. Questa regal corona che di comando è segno, ti lascia in testimon del cuor che dona. Dopo il dono del core non ha dono maggiore. PENELOPE Anima generosa, prodigo cavaliere, ben sei d impero degno, ché non merita men chi dona un regno. ANFINOMO Se t invoglia il desio d accettar regni in dono, ben so donar anch io, ed anch io rege sono. Queste pompose spoglie, questi regali ammanti confessano superbi i miei ossequi i tuoi vanti. PENELOPE Nobil contesa e generosa gara, ove amator discreto l arte del ben amar donando impara. ANTINOO Il mio cor che t adora non ti vuol sua regina l anima che s inchina ad adorarti, deità vuoi chiamarti e, come dea, t incensa coi sospiri, fa vittime i desiri e con quest ori t offre voti ed onori. PENELOPE Non andran senza premio opre cotanto eccelse, ché donna quando dona, se non è prima accesa allor s accende, e donna quando toglie, se non è prima resa, allor s arrende. Or t affretta, Melanto, e qui m arreca l arco del forte Ulisse e la faretra. E chi sarà di voi, con l arco poderoso saettator più fiero, avrà d Ulisse e la moglie e l impero. TELEMACO (fra sè) Ulisse, e dove sei, che fai, ché non ripari le tue perdite, e in un gli affanni miei? PENELOPE (fra sè) Ma che, ma che promise bocca facile, ahi, troppo discordante dal core! Numi del Cielo, s io l dissi, snodaste voi la lingua, apriste i detti. Saran tutti del Cielo e delle stelle prodigiosi effetti. ANFINOMO, PISANDRO, ANTINOO Lieta, lieta soave gloria! Grata e dolce vittoria! Cari pianti degli amanti, cor fedele, costante sen cangia il torbido in seren! Lieta, lieta soave gloria, grata e dolce vittoria! PENELOPE Ecco l arco d Ulisse, anzi l arco d Amor che dee passarmi il cor. Pisandro, a te lo porgo chi fu il primo a donar sia il primo a saettar. PISANDRO Amor, se fosti arciero en saettarmi, or dà forza a quest armi, ché vincendo dirò se un arco mi ferì, un arco mi sanò. (si prova di caricar l arco e non può) Il braccio non vi giunge, il polso non v arriva, ceda la vinta forza, col non poter anche il desio s ammorza. ANFINOMO Amor, picciolo nume, non sa di saettar se trafigge i mortali, son le saette sue sguardi e non strali, ch a nume pargoletto negano d obbedir l arme di Marte. Tu, fiero Dio, le mie vittorie affretta il trionfo di Marte e te s aspetta. (qui finge di caricar l arco e non può) Come intrattabile, come indomabile l arco si fa! Quel petto frigido, protervo e rigido, per me sarà. ANTINOO Ceda Marte ed Amore ove impera beltà. Chi non vince in onor, non vincerà. Penelope, m accingo in virtù del tuo bello all alta prova. (s affatica a caricar l arco e non può) Virtù, valor non giova. Forse forza d incanto contende il dolce vanto! Ah, ch egli è vero ch ogni cosa fedele ad Ulisse si rende, e sin l arco d Ulisse, Ulisse attende! PENELOPE Son vani, oscuri pregi i titoli de regi, senza valor. Il sangue, ornamento regale, illustri scettri a sostener non vale. Chi simile ad Ulisse virtute non possiede, de tesori d Ulisse è indegno erede. ULISSE Gioventute superba sempre valor non serba, come vecchiezza umile ad ognor non è vile. Regina, in queste membra tengo un alma sì ardita ch alla prova m invita. Il giusto non eccedo rinunzio il premio, e la fatica io chiedo. PENELOPE Concedasi al mendico la prova faticosa. Contesa gloriosa, contro petti virili un fianco antico, che tra rossori in volti darà il foco d amor vergogna ai volti! ULISSE Questa mia destra umile s arma a tuo conto, o Cielo! Le vittorie apprestate, o sommi dèi, s a voi son cari i sacrifici miei! (Si caricarisce l arco. Qui tuona) CORO Meraviglie, stupori! Prodigi estremi! ULISSE Giove nel suo tuonar, grida vendetta! Così l arco saetta! Minerva! Altri rincora, altri avvilisce. Così l arco ferisce! Alle morti, alle stragi, alle ruine, alle ruine! Monteverdi,Claudio/Il ritorno d Ulisse in patria/V
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<<第3幕>> Sinfonia <第1場> 宮殿の中廊玄関 ORONTE 愛すも愛さないも俺の勝手だ。 MORGANA あなたの誠実さは? ORONTE そんなもの、失せた。 MORGANA あなたが約束した忠実は?誓いは? ORONTE そんなの突風で吹き飛んだよ。 MORGANA 悪意のない私の裏切りにあなたは仕返しをしたいのね。 でもまだあなたを愛してる。オロンテ、私の魂よ。 ORONTE 他の女への愛の為に俺は死ぬ。 MORGANA 信じて、一体よそ者にそんな事が出来ると? ORONTE でも彼を愛していただろう、この恩知らず。 お前に対する俺の愛情はもう全く無い。 MORGANA おお、愛しい人、気を悪くしたのなら許してね。 厳しいけれど愛しいあなたの瞳よ 私の後悔を信じて! 私はその瞳への愛に憔悴し、 その瞳に思いやりを切望しているの! 私が泣くのを見ても 私の宝と呼びかけても あなたの瞳は私の愛情を否定する。 酷すぎるわ。 (退出) ORONTE 彼女は俺を騙してる, それは分かっているが、 だが俺はまだ彼女を強烈に愛してる・・・ 彼女は移り気だったけれど、今でも俺の宝だ。 幸せな瞬間が過去に流された涙を 全て忘れさせ誠実な恋人を 快くする。 愛の苦しみが 過去に負った傷を 癒す薬になる。 (退出) <第2場> (ルッジェーロとアルチーナ、反対方向から出てくる) RUGGIERO (心の中で) 煩わしい奴に会ってしまったな! ALCINA 酷いわ、ルッジェーロ、本当に私を捨てる気なの? RUGGIERO 愛で腑抜けた俺の徳が呼び戻されたんだ。 ALCINA あなた、私の苦しみはどうでもいいのね? RUGGIERO 大いなる魂が憎しみで 裏切りの過去を振り返る。 ALCINA ああ!何て嘘つきなの! 他の恋人に身を任すために私から逃げるのね。 RUGGIERO 彼女は妻だ。 ALCINA ああ、そんな!私を忘れることができるの? 私の望みである愛しいあなた。 RUGGIERO 義務、愛、徳が一致団結して戦う。 ALCINA 私の溜息のために・・・ RUGGIERO そんな溜息は風に撒き散らせよ。 ALCINA わたしはいつだってあなたに忠実だったわ。 RUGGIERO 過去は忘れてくれ。 ALCINA まだ愛してるのよ。 RUGGIERO 俺は今ではもう全然。 ALCINA 人でなし! RUGGIERO 栄誉が俺を呼び戻した。 ALCINA そんなのは虚しい言い訳よ。 RUGGIERO 信義が俺を奮い立たせた。 ALCINA 行って!そこまで私を侮辱するのね。失せるがいい、裏切り者! でもあなたが戻って来た時は 足に枷をはめられ 私に潜む厳しさと残酷さを 待つばかりよ。 それでも私はあなたを愛していたから まだあなたを哀れに思うし あなたも私を癒すことができるでしょう。 ああ、あなた、私の大切な人、そうしたくはないの? ほっといて、不実な男、行けばいいわ! (退出) <第3場> (メリッソ、ブラダマンテを伴い出てくる) MELISSO 島は武装した一団と魔法をかけられた怪物達に 完全に包囲されている。 RUGGIERO 素手で立ち向かうぞ。 BRADAMANTE 私はこの剣で。 MELISSO 人間の力だけでは不十分だ。 ゴルゴンの盾を持ち 翼のある馬を捕まえて それを私に貸してくれ。 RUGGIERO 愛しい人、君の元を離れるのはつらい。 ヒルカニアの石造りの棲み家に 怒った雌虎がいて 猟師から逃げるかそれとも待ち受けるか 決めかねている。 つがえられた矢から逃げたいが それでは子供を危険にさらしてしまう。 血への渇望と子供への心配に 震え悩んでいる。 そして、愛が勝つ。 (素早く退出) <第4場> MELISSO (ブラダマンテに) あなたも彼と行くんだ。 海が入り江となっている所に 舟が隠してある。 そこで2人を待っているぞ。 BRADAMANTE 魔法で惨めな姿にされている人達を 自由にして元の姿に戻すまでは ここを出るわけにはいかないわ。 (メリッソ、退出) BRADAMANTE 安らいだ愛、天の定めた運命が この誠実な心に哀れみの気持ちを約束する。 苦しみの最中にあっても 私はそこに喜びを垣間見る。 そして溜息の後には 笑顔が戻ってくるだろう。 (ルッジェーロの後を追って退出) <第5場> (アルチーナ、オロンテを従えて出てくる) ORONTE どんな力を持ってしても彼を防げない。 ルッジェーロが勝ちました。 ALCINA ああ!運命の意地悪! それで私の兵士達は? ORONTE 方々で息絶え、大地に散りました。 ALCINA 私の怪物達は? ORONTE 負けました。 ALCINA それであの人でなしは、もう逃げたの? ORONTE いや、彼はこの島にとっての脅威です。 (退出しながら、小さな声で) 可哀想な恋人たちが被った沢山の被害にたいして 愛が当然の仕返しをしている。 彼らの涙に対して、この罰はふさわしい。 (退出) ALCINA 涙だけが私に残ったのね。 私の願いを訴えようにも 神々の怒りを買ったこの私に 天は聞く耳を持たない。 澄んだ波間に身を沈め 白昼の光から逃れることができたなら! 我が身を石に変え この残酷な苦しみを 終わらせることができたなら! (退出) <第6場> 場面変わる。 アルチーナの宮殿の壮麗な眺め。 木々や彫像、オベリスク、戦利品が周りを囲み、檻の中では猛獣がうろつき歩いている。中央の目立つ所には、魔力の全てを封じ込めた壺が置いてある。 CORO 太陽が通る道まで 栄光の子孫は 飛んで行けるのだ。 OBERTO 僕の苦しみが全て喜びに変わる時が もうすぐそこに来ているぞ。 (アルチーナが脇で聞いている) もう父さんを愛情を込めて この胸に抱きしめているようだ。 (アルチーナ、彼の前に姿を現す) ALCINA (投げ槍を手に持って) どうしてそんなこと知っているの? OBERTO (答えに詰まって) だって運命が・・・涙・・・義務・・・ ALCINA 何を口ごもってるの? OBERTO (勇気を出して) 高貴な女王様、僕は良くわかってるんだ。 アルチーナが約束してくれたからさ。 ALCINA (自分に) ああ!こんな子供まで私を陥れようとしてるの? 恩知らずめ!それなら酷い苦しみを味わうがいいわ。 (アルチーナは猛獣の檻の方を向いて、二言三言つぶやく。すると大人しそうなライオンがオベルトに近づいて来る。そこでアルチーナは、彼女が持っていた槍をオベルトに渡して、彼に言う) この槍を持って、オベルト。 あの猛獣から身を守りなさい。 (ライオンはオベルトの側で寝そべり、 彼の足を舐める) OBERTO やあ!人懐こいじゃないか。 ALCINA 気を許したらだめよ、殺しなさい。 OBERTO だめだ・・・怖いよ。 ALCINA (きっぱりと) 私の言うことを聞くのよ。 OBERTO (自分に) ああ!これは父さんだ、僕には良く分かるぞ。 ALCINA (怒って) 槍をよこしなさい、私がとどめを刺してやる。 OBERTO 酷い!お前の胸に突き刺す方が先だ。 (オベルトはアルチーナに槍の矛先を向ける。この間にライオンは檻の中へと戻る) OBERTO 人でなし!僕には良く分かる あれは 残忍なお前の狂気が 野獣の姿に変えた 僕の父さんだ。 でももうすぐ僕は目にするだろう。 戦いに敗れ、うろたえ、惨めなお前が 森の中をさ迷う姿を。 そしてもう尊大ではいられぬ姿を。 (アルチーナの槍を持ち去って退場) <第7場> (ブラダマンテ、ルッジェーロに伴われて入って来る) BRADAMANTE 私の愛する花婿よ あの女のへつらいも出まかせも、もう聞いたらだめよ。 ALCINA 何が出まかせよ?私は哀れみの気持ちで一杯よ。 こんなに彼の運命を嘆き悲しんでいるのに。 RUGGIERO 彼女に耳を貸すな。 BRADAMANTE 彼女の物言い、予言・・・うんざりだわ。 ALCINA (ルッジェーロに) この愛しい右手のために・・・ RUGGIERO もう、放っておいてくれ。 ALCINA ブラダマンテ、あなたの足元に・・・ BRADAMANTE 消えて!私の前から。 ALCINA (ルッジェーロに) あなたは死にかけているのよ。 RUGGIERO 神の思し召し。 ALCINA (ブラダマンテに) 気の毒な未亡人、あなたは彼を思って嘆き悲しむことになるわ。 RUGGIERO (ブラダマンテに) 嘘だから、耳を貸すな。 ALCINA これは愛でも、嫉妬でもないわ。 哀れみよ・・・ BRADAMANTE よくもそんな嘘が言えるわね! ALCINA ... あなたの幸せを願って言ってるのよ。 RUGGIERO 何というペテン、信じられない言い草だ! ALCINA あなたを傷つけはしないわ・・・ RUGGIERO 恥知らずな、黙れ! ALCINA ... あなたを騙してなんかいない! BRADAMANTE 邪悪な女、嘘つき! ALCINA 冷酷な女! 悪い男! あなた達の情なんか欲しくないわ。 RUGGIERO, BRADAMANTE 私達の情なんか期待するな。 BRADAMANTE 愛する花婿! RUGGIERO 俺の魂! ALCINA 苦悩と心痛だけが 誓い合うあなた達への褒美よ。 RUGGIERO 喜びと幸せだけが 誓い合う俺たちへの褒美だ。 ALCINA これは愛でも嫉妬でもないわ。 (アルチーナは一方へ、ブラダマンテは反対側へ退場) <第8場> (入ってきたオロンテにルジェーロは剣を渡す。) RUGGIERO 剣を取れ。そして生きろ。 ルッジェーロはお前の血ではなく、お前の自由を求める。 ORONTE 貴方、感謝します。 RUGGIERO 今から、あのゾッとする壺を粉々にしよう。 ORONTE 勇敢な行動だ。 RUGGIERO もし怖いのなら行けよ。俺ひとりで充分だ。 (ルッジェーロは魔法の指輪で壷を壊そうと、前に進み出る。アルチーナは慌てて押しとどめる) <第9場> ALCINA ああ、私のルッジェーロ、何をする気? RUGGIERO お前が閉じ込めている、この不幸な者達を 自由にしてやりたいんだ。 ALCINA それは私が・・・ BRADAMANTE 信じちゃだめよ。 私のこの腕で一撃させて。 (壺を壊そうとする) <第10場> (ブラダマンテが壺を壊そうとすると、モルガーナが急に現れて、それをさえぎる) ALCINA ああ、そんな! MORGANA (ブラダマンテに) あなたの命を救ったんだから、そのままに・・・ <最終場> MELISSO (ルッジェーロに) 何をためらっている?悪の温床を破壊し 他の者達を救うのだ! RUGGIERO ああ。 ORONTE ああ。 BRADAMANTE, MELISSO 壊せ、ルッジェーロ! ALCINA, MORGANA ああ、私達の命が! (後ろに下がる) (ルッジェーロが壺を壊すと、それまで見えていた辺り一帯のものがたちまち崩壊して消え去り、その廃墟に水が湧き出て海となる。その海が見える地下の広い洞窟では、 たくさんの岩が人間達に変わる。その中にいたアストルフォは、オベルトを抱きしめる。人間達は合唱と踊りのメンバーを構成する。 ) CORO 何も見えない暗闇の恐怖から 私達を生き返らせ、失った自由を 取り戻してくれたのは誰だ? 私は野獣だった・・・ 私は岩だった・・・ 私は生い茂る枝だった・・・ 私はここで波となり漂っていた・・・ 私達に人の心を取り戻してくれたのは誰だ? 私達の獰猛さを 剥ぎとってくれたのは誰だ? BALLO CORO 愛に苦しみ抜いた果てに 今やこうして私達の心は慰めを得る。 全ての悪は善となり ついには愛が勝利する。 私達に良き平穏が訪れた 幸せなこの日を 裏切りや策略を蔑みつつ 今や私達は心から祝福する。 FINE DELL OPERA ATTO TERZO Sinfonia SCENA I Atrio del Palagio. ORONTE Voglio amar e disamar, così mi piace. MORGANA La tua costanza? ORONTE È persa. MORGANA La tua promessa fede? e il giuramento? ORONTE Questi portolli via rapido il vento. MORGANA Vendicarti tu vuoi d un innocente inganno; e pur t adoro, Oronte, anima mia. ORONTE Per altra io moro. MORGANA Credi, ch uno straniero poteva mai...? ORONTE E pur l amasti, ingrata. Ma più gli affetti miei per te non sono. MORGANA Oh, se ti offesi, mio ben, chiedo perdono. Credete al mio dolore, luci tiranne, e care! Languo per voi d amore, bramo da voi pietà! Se pianger mi vedete, Se mio tesor vi chiamo, E dite, che non v’amo, E’ troppa crudeltà. (Parte.) ORONTE M inganna, me n avveggo, e pur ancor l adoro… … Se ben mi fu crudel, è l mio tesoro. Un momento di contento dolce rende a un fido amante tutto il pianto che versò. Suole amore dal dolore tirar balsamo alle pene, a sanar, chi pria piagò. (Parte.) SCENA II (Ruggiero ed Alcina entrano per parte opposta.) RUGGIERO (fra sé) Molestissimo incontro! ALCINA Ahimè! Ruggíero, è ver, che m abbandoni? RUGGIERO M invita la virtute, che langue nell amore. ALCINA E non pensi, mio caro, al mio dolore? RUGGIERO Il passato suo inganno rimira con orrore un alma grande. ALCINA Ah! che sei mentitore! Fuggi da me per darti a un altra amante. RUGGIERO Quella è mia sposa. ALCINA Oh Dei! e scordar tu mi puoi, mia cara speme? RUGGIERO Dover, amor, virtù pugnano insieme. ALCINA Per questi sospir miei... RUGGIERO Li spargi al vento. ALCINA Ti fui sempre fedel RUGGIERO Scorda il passato. ALCINA Ti adoro ancor. RUGGIERO Non è più tempo. ALCINA Ingrato! RUGGIERO Mi richiama la gloria. ALCINA È un van pretesto. RUGGIERO Mi stimola l onore. ALCINA Va m oltraggiasti assai va, traditore! Ma quando tornerai di lacci avvinto il piè, attendi pur da me rigore e crudeltà. E pur, perché t amai, ho ancor di te pietà. Ancor placar mi puoi, mio ben, cor mio; non vuoi? Mi lascia, infido, e va! (Parte.) SCENA III (Melisso appare, accompagnato da Bradamante.) MELISSO Tutta d armate squadre l isola è cinta, e d incantati mostri. RUGGIERO Mi farò via col braccio. BRADAMANTE Io colla spada. MELISSO Non basta umana forza. Prendi il Gorgoneo scudo, prendi il destriero alato, e a me lo presta. RUGGIERO Partir da te, mio ben, alma molesta. Sta nell Ircana pietrosa tana tigre sdegnosa, e incerta pende, se parte, o attende il cacciator. Dal teso strale guardar si vuole; ma poi la prole lascia in periglio. Freme e l assale desio di sangue, pietà del figlio; poi vince amor. (Parte in fretta.) SCENA IV MELISSO (a Bradamante) Vanne tu seco ancora; dove fa seno il mare, ed è la nave ascosa, ambi vi attendo. BRADAMANTE Non partirò, se pria, sciolto ogni infame incanto, a chi privo ne sta vita non rendo. (Melisso parte.) BRADAMANTE All alma fedel l amore placato, il fato ed il ciel promette pietà. In mezzo ai martiri La gioia ravviso E dopo i sospiri Il riso verrà. (Parte per raggiungere Ruggiero) SCENA V (Alcina entra, seguita da Oronte.) ORONTE Niuna forza lo arresta. Vinse Ruggiero. ALCINA Ahimè! perfide stelle! Ma i miei guerrier? ORONTE Giaccion dispersi al suolo. ALCINA E i mostri miei? ORONTE Son vinti. ALCINA E quell ingrato dunque fuggì? ORONTE No; l isola minaccia. (sotto vece, mentre parte) Rende amore a costei giusta mercede; di tanti, ch oltraggiò miseri amanti, val questa pena sua tutti i lor pianti. (parte) ALCINA Mi restano le lagrime; direi dell alma i voti; ma i Dei resi ho implacabili, e non m ascolta il ciel. Potessi in onda limpida sottrarmi al sole, al dì potessi in sasso volgermi, che finirei così la pena mia crudel. (Parte.) SCENA VI Cambiamento. Prospetto della reggia meravigliosa di Alcina, attorniata di alberi, di statue, di obbelischi, e di trofei, con seragli di fiere, che vanno girando ed urna rilevata nel mezzo, che racchiude la forza di tutto l incanto. CORO Sin per le vie del Sole Una gloriosa Prole Il volo sa drizzar. OBERTO Già vicino è l momento di cangiar il mio duol tutto in contento; (Alcina ascolta a parte) e parmi già con amoroso core di stringer al mio seno il genitore. (Alcina gli si presenta) ALCINA (col dardo alla mano) Come lo sai? OBERTO (si confonde nel risponderle) Perché il destin... i pianti... il dover... ALCINA Ti confondi? OBERTO (si dà coraggio) Alta Regina, io ben lo so; me lo promise Alcina. ALCINA (fra sé) Ah! che ancora costui pensa a miei danni. Ingrato! or proverai gli estremi affanni. (Alcina si volge verso il seraglio delle fere, e mormorando qualche parola, si avanza un leone mansueto verso Oberto, quando Alcina dà il suo dardo al medesimo, dicendogli… ) Prendi il mio dardo, Oberto, e ti difendi da quella fiera. (Il leone si corica vicino ad Oberto, e gli va lambendo i piedi.) OBERTO Eh! mi si mostra amica. ALCINA Non ti fidar l uccidi. OBERTO Ah! non ho core. ALCINA (risoluta) Ubbidisci il Comando. OBERTO (fra sé) Ah! ch io ben riconosco il genitore. ALCINA (sdegnata) Rendimi il dardo; io ferirolla appieno. OBERTO Crudel; l immergerò pria nel tuo seno. (Oberto ritirandosi volge il dardo contro Alcina, mentre il lione ritorna nel seraglio.) OBERTO Barbara! io ben lo so, è quello il genitor che l empio tuo furor cangiato ha in fera. Ma presto ti vedrò Errar per la foresta, Vinta, confusa, e mesta, E non più altera. (Parte, portando via il dardo di Alcina.) SCENA VII (Bradamante entra, accompagnata da Ruggiero.) BRADAMANTE Le lusinghe, gl inganni, non udir più, mio caro sposo amato. ALCINA Che inganni? Anzi ho pietà; piango il suo fato. RUGGIERO Non l ascoltar. BRADAMANTE Detesto le sue offerte, e gli auguri. ALCINA (a Ruggiero) Per questa cara destra... RUGGIERO Ormai mi lascia. ALCINA Bradamante, a tuoi piedi... BRADAMANTE A me t invola, ALCINA (a Ruggiero) A morir tu ten vai. RUGGIERO Cura è del cielo. ALCINA (a Bradamante) Tu vedova dolente lo piangerai. RUGGIERO (a Bradamante) Non l ascoltar, che mente. ALCINA Non è amor, né gelosia, è pietà,... BRADAMANTE Che ascose frodi! ALCINA ... e desio, che lieta godi. RUGGIERO Che fallaci infidi accenti! ALCINA Non t offendo, ... RUGGIERO Indegna, taci! ALCINA ... non t inganno! BRADAMANTE Iniqua, menti! ALCINA Cruda donna! rio tiranno! Non vogl io da voi mercé. RUGGIERO, BRADAMANTE Non sperar da noi mercé. BRADAMANTE Caro sposo! RUGGIERO Anima mia! ALCINA Solo affanni, e solo pene premio fian di vostra fé. RUGGIERO Solo gioie, e solo bene premio fian di nostra fé. ALCINA Non è amor, nè gelosia, ecc. (Partono, Alcina da una parte e Bradamante per un’altra) SCENA VIII (Entra Oronte, a cui Ruggiero rende la spada.) RUGGIERO Prendi e vivi. Ruggiero vuol la tua libertà, non il tuo sangue. ORONTE Signor, m è grato il dono. RUGGIERO Or l urna infame si spezzi. ORONTE Eroico oprar. RUGGIERO Va, se paventi; io basto solo. (Ruggiero si avanza per rompere l’Urna coll’anello incantato ed Alcina frettolosa lo trattiene) SCENA IX ALCINA Ah, mio Ruggier, che tenti? RUGGIERO Voglio la libertade degl infelici, che qui chiudi. ALCINA Ed io lo farò… . BRADAMANTE Non fidarti lascia che faccia il colpo il braccio mio. (Va a spezzar l’Urna) SCENA X (Quando Bradamante va per spezzar l’Urna, le si oppone Morgana) ALCINA Misera, ah no! MORGANA (a Bradamante) Per quella vita, che ti serbai, lascia... SCENA ULTIMA MELISSO (a Ruggiero) A che tardi? Struggi l infame nido rendi altrui la salute! RUGGIERO Sì. ORONTE Sì. BRADAMANTE, MELISSO Spezza, Ruggiero. ALCINA, MORGANA O noi perdute! (Si ritirano.) (Ruggiero spezza l urna, e subitamente precipita, e si dilegua tutto ciò, che appariva all intorno, sorgendo su quelle rovine il mare, che si vede da una vasta, e sotterranea caverna, dove molti sassi si cangiano in uomini, tra quali è Astolfo, che abbraccia Oberto che formano il cor ed il ballo.) CORO Dall orror di notte cieca, chi ne reca colla vita la smarrita libertà? Io fui belva... Io sasso... Io fronda... Io qui sciolto erravo in onda... Chi ne ha resa umana voglia? Chi ne spoglia la già appresa ferità? BALLO CORO Dopo tante amare pene già proviam conforto all alma; ogni mal si cangia in bene, ed alfin trionfa amor. Fortunato è questo giorno, che ne rese bella calma; dell inganno e insidie a scorno già festeggia il nostro cor. FINE DELL OPERA To the extent possible under law, REIKO ALCINAhave waived all copyright and related or neighboring rights to the Japanese text above. This work is published from Japan. Handel,George Frideric/Alcina
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ATTO SECONDO SCENA PRIMA (Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di Beatrice e Cortigiani) No. 7 - Coro d Introduzione DAMIGELLE Lassa! E può il ciel permettere Questo giudizio infame? CORO Ella non può sottrarsene Già cominciò l esame. Possa dinanzi ai giudici Darvi fedele amore Forza e virtù maggiore Che ad Orombel non diè! DAMIGELLE Come! L incauto, il debole Forse al timor cedè? CORO Dal tenebroso carcere, Ove rinchiuso ei venne, Al tribunal terribile Fermo si presentò. Quivi minacce e insidie Intrepido sostenne; Quivi martiri e spasimi, Quanti potea, sfidò. DAMIGELLE Ahi! sventurato! ahi misero! Né i barbari placò! CORO Tratto tre volte in aere, Tre volte in giù sospinto, Sol con profondi gemiti Prima il suo duol mostrò. Quindi spossato e livido, D atro pallor dipinto, China la fronte e mutolo, Esanime sembrò. DAMIGELLE Ahi ferrei cori! Ahi barbari! Tanto il meschin penò? CORO Ma poi che gli occhi languidi Ebbe dischiusi appena… Quando il feroce strazio Anco apprestar mirò… Più non potendo reggere All insoffribil pena Sé confessò colpevole, Complice lei gridò. DAMIGELLE Ahi! sventurata! ahi misera! Niuno salvar la può. (Si allontanano) SCENA SECONDA (Filippo, Anichino, soldati) FILIPPO Omai del suo destino arbitra solo Esser deve la legge. ANICHINO E qual v ha legge Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca, Per l util vostro. A voi funesto io temo Questo giudizio già ne corse il grido Per le vicine terre, e il popol freme, E lei compiange. FILIPPO Né Filippo il teme. Fino al novello dì sian di Binasco (ai soldati) Chiuse le porte, né venir vi possa, Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda Quest idol suo di tanto error convinto, Dirà giustizia quel che forza or dice. ANICHINO E chi di Beatrice Retto giudice fia dove l accusa Filippo intenti? FILIPPO Or basta… Omai pon modo al tuo soverchio zelo. Il Consiglio s aduna. ANICHINO (Oh! istante! io gelo. SCENA TERZA (Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri in mezzo alle dame vedesi Agnese) No. 9 - Scena, Coro e Quintetto ANICHINO (O troppo a mie preghiere Sordo Orombello! Fu presago jeri Il mio timor). (Va a sedersi anch esso) AGNESE (Di mia vendetta è giunta L ora bramata… eppur non sono io lieta, Qual mi sgomenta il cor voce segreta!). SCENA QUARTA (Beatrice fra le guardie, e detti) GIUDICE Di grave accusa il peso Pende sul capo vostro - A noi d innanzi Vi possiate scolpar! BEATRICE E chi vi diede Di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga Gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno Che miei vassalli. FILIPPO E il tuo sovran non vedi? Il tradito tuo sposo? BEATRICE Io veggo un empio Che i beneficii miei paga d infamia, L amor mio di vergogna. FILIPPO Amor tu dici Tramar co miei nemici, Ribellarmi i vassalli e far mia corte Campo di tresche oscene Con citaredi, quanto abbietti, audaci, Chiami Filippo amar? BEATRICE Taci, deh! taci. Ferma udir posso ogni altra Accusa tua… ma il cor si scote e freme A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo, De Lascari la figlia, e d un eroe La vedova avvilir. GIUDICE Il reo t accusa Complice tuo. - Venga Orombello. BEATRICE (Oh cielo! La mia virtù sostieni). GIUDICE Eccolo. SCENA QUINTA (Orombello fra le guardie, e detti) AGNESE (Oh! come Lo ridusse infelice il furor mio!). OROMBELLO A quai nuovi martir tratto son io! GIUDICE Ti rinfranca a noi t appressa. Parla e il ver conferma a lei. (Orombello appoggiato sulle guardie s innoltra lentamente) BEATRICE Orombello! OROMBELLO (Oh! voce! è dessa… E morire io non potei!). BEATRICE Orombello!! – Oh sciagurato! Dal mentir che hai tu sperato? Viver forse? ah! dove io moro Vita speri da costoro? Tu morrai con me morrai, Ma qual reo, qual traditor. OROMBELLO Cessa, cessa. - Ah tu non sai… Di me stesso io son l orror. Io soffrii… soffrii tortura Cui pensiero non comprende… Non poté la fral natura Sopportar le pene orrende… La mia mente vaneggiava… Il dolor, non io, parlava… Ma qui, teco, al mondo in faccia, Or che morte ne minaccia, Innocente io ti proclamo, Grido perfidi costor. BEATRICE Grazie, o cielo! AGNESE (Oh! mio rimorso!). ANICHINO (L odi o Duca?). FILIPPO (L odo e fremo). GIUDICE Troppo omai tu sei trascorso Bada e trema. OROMBELLO Io più non tremo. Sol ch io mora perdonato Da quest angelo d amor! FILIPPO e GIUDICE V han supplizii, o forsennato, A strapparti il vero ancor. (Orombello si strascina verso Beatrice essa gli va incontro e lo regge) BEATRICE Al tuo fallo ammenda festi Generosa, inaspettata. Il coraggio mi rendesti, Moro pura ed onorata… Ti perdoni il ciel clemente, Col mio labbro, col mio cor. OROMBELLO Non morrai né ciel, né terra Soffrirà sì nero eccesso. A me stanco in tanta guerra, A me sia morir concesso. Mi offrirò col tuo perdono Lieto innanzi al mio signor. FILIPPO e GIUDICI (In quegli atti, in quegli accenti V ha poter ch io dir non posso, Cederesti ai lor lamenti, Ne saresti o cor commosso? No sottentri a vil pietade Inflessibile rigor). AGNESE e DAMIGELLE (Ah! sul cor, sul cor mi cade Quel compianto e quel dolor). FILIPPO Poi che il reo smentì se stesso, Fia sospesa la sentenza? ANICHINO Sciorgli entrambi è mio pensiero Fia giustizia la clemenza. FILIPPO Sciorgli? AGNESE Oh! gioja! GIUDICI No non puoi, Vuol la legge i dritti suoi. Nuovo esame infra i tormenti Denno in pria subir costor. AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE (Ella pure!). BEATRICE (O iniqui!). OROMBELLO Oh! mostri! Chi porrà su lei le mani? Tuoni pria sui capi vostri, Tuoni il cielo… GIUDICI Si allontani. BEATRICE (ai Giudici) Deh! un istante… (a Filippo) Un solo accento Non temer di udir lamento… Sol t avverto… Il ciel ti vede… O Filippo! hai tempo ancor. FILIPPO Va pei rei non v è mercede… Ti abbandono al suo rigor. BEATRICE (si volge ad Orombello e a lui si avvicina) Vieni, amico… insiem soffriamo A soffrir per poco abbiamo. Il destin per breve pena Ci riserba eterno onor. OROMBELLO Teco io sono. AGNESE (Io reggo appena). ANICHINO (Oh! pietà! si spezza il cor). TUTTI, FILIPPO e GIUDICI Ite entrambi, e poi che il vero rimorso non vi detta, supplizio che vi aspetta. Vi costringa, e strappi il vel. AGNESE e ANICHINO (Chi mi cela al mondo intero?). (O misfatto! ho in core un gel!). BEATRICE Ah! se in terra a tai tiranni È virtude abbandonata, D una vita sventurata È la morte men crudel. OROMBELLO e BEATRICE Di costanza armiamo il core Qui supplizii, onore in ciel. (Orombello e Beatrice partono fra le guardie da lati opposti. Il consiglio si scioglie) SCENA SESTA (Agnese e Filippo. Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante) No. 10 - Recitativo AGNESE Filippo! FILIPPO Tu! - Ti appressa… D uopo ho d udir tua voce. AGNESE Oh! al cor ti scenda Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi. FILIPPO Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi? Vieni ogni tema sgombra Il regal serto è tuo. AGNESE Serto! Ah! piuttosto Si aspetta a me de penitenti il velo. FILIPPO Agnese! AGNESE Innanzi al cielo, Innanzi al mondo, io rea mi sento… rea Della morte cui danni un innocente. FILIPPO Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente? Io sol rispondo, io solo Di quel reo sangue - Omai t acqueta, e pensa Che ad altri tu non dei, fuor che all amore, Di Beatrice il soglio. Ritratti. AGNESE Ah! mio Signor!… FILIPPO (severamente) Ritratti… il voglio. (Agnese parte piangendo) SCENA SETTIMA (Filippo solo, indi Anichino, Dame, Cortigiani) No. 11 - Aria di Filippo e Coro FILIPPO Rimorso in lei?… Dove io non ho rimorso Altri lo avrà? - Dove alcun l abbia, il celi Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo, Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso! No da terror percosso Mi sento io pur, qual se vicino avessi Terribil larva, qual se udissi intorno Una minaccia rimbombar sul vento - M inganno?… o mi colpi flebil lamento! (Porge l orecchio) No, non m inganno… è dessa, Ch io non n oda la voce - Oh! chi s appressa! (All uscir di Anichino si ricompone) ANICHINO Filippo, la duchessa Non confessò… pur la condanna a morte Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca Alla mortal sentenza. (Filippo riceve la sentenza) FILIPPO Non confessò!! ANICHINO Costante è l innocenza. CORO È in vostra man, signore, Dell infelice il fato Ceda il rigor placato Al grido di pietà. FILIPPO No… si resista… Il decreto fatal si segni alfine… (Si appressa al tavolino per segnare la sentenza si arresta) Ah! non poss io mi si solleva il crine. Qui mi accolse oppresso, errante, Qui dié fine a mie sventure… Io preparo a lei la scure! Per amor supplizio io do! Ah! mai più d uman sembiante Sostener potrò l aspetto Ah! nel mondo maledetto, Condannato in ciel sarò. CORO (Ella è salva, se un istante Il rimorso udire ei può). FILIPPO Ella viva. (Per stracciare la sentenza) Qual fragore! Chi si appressa? - Ite - vedete. (I cortigiani escono frettolosi) DAMIGELLE Crudo inciampo! FILIPPO Ebben? CORO Signore, Alle mura provvedete. Di Facin le bande antiche Si palesano nemiche, Osan chieder la duchessa, E Binasco minacciar. FILIPPO Ed io, vil, gemea per essa! M accingeva a perdonar! Si eseguisca la sentenza. (Sottoscrive) CORO Ah! Signor pietà, clemenza. FILIPPO Non son io che la condanno È la sua, l altrui baldanza. Empia lei, non me tiranno Alla terra io mostrerò. (Cada alfine, e tronco il volo Sia così di sua fidanza. Un sol trono, un regno solo Vivi entrambi unir non può). CORO (Ah! per lei non v ha speranza. Il destin l abbandonò). (Partono) SCENA OTTAVA (Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno. Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D ogni lato sentinelle) No. 12 - Finale Secondo CORO Prega. - Ah! non sia la misera Nel suo pregar turbata. Mai non salì di martire Prece al Signor più grata Né mai più puro spirito Ei contemplò dal cielo, Santo d amor, di zelo, Santo del suo soffrir. Oh! la costanza impavida Onde sfidò i tormenti, Data le sia negli ultimi Terribili momenti! E la virtù che tentano Macchiare i suoi tiranni, Provin gli estremi affanni, Suggelli un pio morir! SCENA NONA (Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio) BEATRICE Nulla diss io… Di sovrumana forza Mi armava il cielo… Io nulla dissi, oh, giòja! Trionfai del dolor. - Perché piangete! Né con me v allegrate? Io moro, o amici! Ma gloriosa, ma di mia virtute Nel manto avvolta. Non così gl iniqui, Che calpestata e afflitta han l innocenza!… Dell iniqua sentenza L universo gli accusi. CORO Ah! sì. BEATRICE Mia morte Filippo infami, e il sangue mio versato Piombi sul traditor, qualunque ei sia, Che dell indegno complice si rese. Dio lo punisca… colla vita. SCENA DECIMA (Agnese dall alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente) AGNESE Ah! TUTTI Agnese! AGNESE Pietà… la mia condanna Non proferir… a piedi tuoi mi lascia Morir d angoscia e di rimorso. BEATRICE Oh! Agnese! Rimorso in te! AGNESE Rimorso eterno. A morte Ti spingo io sola… Io d Orombello ardea. BEATRICE Oh! che dì tu? AGNESE Credea Te la mia rivale… e violai tue stanze, Furai tuoi scritti… e il sangue tuo comprai Coll onor mio… BEATRICE Perfida!… cessa… fuggi Ch io non ti vegga… ch io non sia costretta In quest ora funesta Col cor morente a maledir… AGNESE Oh! arresta… (Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote) BEATRICE Qual suon! CORO e ANICHINO Un altra vittima L ultimo canto intuona. OROMBELLO (dalle torri) Angiol di pace all anima La voce tua mi suona. Segui, o pietoso, e inspirami Virtù di perdonar… AGNESE Egli… perdona!… (Beatrice vivamente commossa si ap pressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello) BEATRICE Con quel perdono, o misera, Ricevi il mio perdono. Salga con queste lagrime A un Dio di pace e amor. AGNESE Ah! la virtù di vivere Da te ricevo in dono… Vivrò, vivrò per piangere Finché si spezzi il cor. ANICHINO e CORO Salga quel pianto al trono D un Dio di pace e amor. (Odesi marcia funebre) BEATRICE Chi giunge? AGNESE Oimè! BEATRICE Lo veggio… Il funebre corteggio… SCENA ULTIMA (Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta sulla gradinata) AGNESE, ANICHINO, CORI E più speme non v è! BEATRICE La mia costanza Non mi togliete. Anche una stilla, e poi Fia vuotato del tutto e inaridito Questo calice amaro. TUTTI E Iddio ritrarlo Dal labbro tuo non può! BEATRICE Mi dié coraggio Per consumarlo Iddio. (Rizzardo s innoltra cogli alabardieri) Eccomi pronta… AGNESE Io più non reggo (sviene) BEATRICE Addio Deh! se un urna è a me concessa Senza un fior non la lasciate, E sovr essa il ciel pregate Per Filippo, e non per me. (Si avvicina ad Agnese svenuta) Raccontate a questa oppressa Che morendo io l abbracciai Che all Eterno il core alzai A implorar per lei mercé. ANICHINO e CORO Oh! infelice! Oh a qual serbate Fur le genti orrendo esempio! Tristo il suolo in cui lo scempio Di tal donna, o Dio, si fe ! BEATRICE Per chi resta il ciel pregate, Per chi resta, e non per me. BEATRICE (ai soldati) Io vi seguo. CORI Deh! un amplesso… Un amplesso concedete… BEATRICE Io vi abbraccio… non piangete… CORI Chi non piange non ha cor. BEATRICE Ah! la morte a cui m appresso È trionfo, e non è pena. Qual chi fugge a sua catena, Lascio in terra il mio dolor. È del Giusto al sommo seggio Ch io già miro e già vagheggio, Della vita a cui m involo Porto solo - il vostro amor. (Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall alto e pronunzia l ultimo Addio.Tutti gli astanti s inginocchiano) CORI Il suo spirto, o ciel, ricevi, E perdona all uccisor. (Cala il sipario) ATTO SECONDO SCENA PRIMA Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale. Guardie alle porte. Damigelle di Beatrice e Cortigiani No. 7 - Coro d Introduzione DAMIGELLE Lassa! E può il ciel permettere Questo giudizio infame? CORO Ella non può sottrarsene Già cominciò l esame. Possa dinanzi ai giudici Darvi fedele amore Forza e virtù maggiore Che ad Orombel non diè! DAMIGELLE Come! L incauto, il debole Forse al timor cedè? CORO Dal tenebroso carcere, Ove rinchiuso ei venne, Al tribunal terribile Fermo si presentò. Quivi minacce e insidie Intrepido sostenne; Quivi martiri e spasimi, Quanti potea, sfidò. DAMIGELLE Ahi! sventurato! ahi misero! Né i barbari placò! CORO Tratto tre volte in aere, Tre volte in giù sospinto, Sol con profondi gemiti Prima il suo duol mostrò. Quindi spossato e livido, D atro pallor dipinto, China la fronte e mutolo, Esanime sembrò. DAMIGELLE Ahi ferrei cori! Ahi barbari! Tanto il meschin penò? CORO Ma poi che gli occhi languidi Ebbe dischiusi appena… Quando il feroce strazio Anco apprestar mirò… Più non potendo reggere All insoffribil pena Sé confessò colpevole, Complice lei gridò. DAMIGELLE Ahi! sventurata! ahi misera! Niuno salvar la può. Si allontanano SCENA SECONDA Filippo, Anichino, soldati FILIPPO Omai del suo destino arbitra solo Esser deve la legge. ANICHINO E qual v ha legge Che a voi non ceda? - Oh! ve ne prego, o Duca, Per l util vostro. A voi funesto io temo Questo giudizio già ne corse il grido Per le vicine terre, e il popol freme, E lei compiange. FILIPPO Né Filippo il teme. Fino al novello dì sian di Binasco ai soldati Chiuse le porte, né venir vi possa, Né uscirne alcuno. - Allor che il popol veda Quest idol suo di tanto error convinto, Dirà giustizia quel che forza or dice. ANICHINO E chi di Beatrice Retto giudice fia dove l accusa Filippo intenti? FILIPPO Or basta… Omai pon modo al tuo soverchio zelo. Il Consiglio s aduna. ANICHINO (Oh! istante! io gelo. SCENA TERZA Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri in mezzo alle dame vedesi Agnese No. 9 - Scena, Coro e Quintetto ANICHINO (O troppo a mie preghiere Sordo Orombello! Fu presago jeri Il mio timor). Va a sedersi anch esso AGNESE (Di mia vendetta è giunta L ora bramata… eppur non sono io lieta, Qual mi sgomenta il cor voce segreta!). SCENA QUARTA Beatrice fra le guardie, e detti GIUDICE Di grave accusa il peso Pende sul capo vostro - A noi d innanzi Vi possiate scolpar! BEATRICE E chi vi diede Di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga Gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno Che miei vassalli. FILIPPO E il tuo sovran non vedi? Il tradito tuo sposo? BEATRICE Io veggo un empio Che i beneficii miei paga d infamia, L amor mio di vergogna. FILIPPO Amor tu dici Tramar co miei nemici, Ribellarmi i vassalli e far mia corte Campo di tresche oscene Con citaredi, quanto abbietti, audaci, Chiami Filippo amar? BEATRICE Taci, deh! taci. Ferma udir posso ogni altra Accusa tua… ma il cor si scote e freme A sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo, De Lascari la figlia, e d un eroe La vedova avvilir. GIUDICE Il reo t accusa Complice tuo. - Venga Orombello. BEATRICE (Oh cielo! La mia virtù sostieni). GIUDICE Eccolo. SCENA QUINTA Orombello fra le guardie, e detti AGNESE (Oh! come Lo ridusse infelice il furor mio!). OROMBELLO A quai nuovi martir tratto son io! GIUDICE Ti rinfranca a noi t appressa. Parla e il ver conferma a lei. Orombello appoggiato sulle guardie s innoltra lentamente BEATRICE Orombello! OROMBELLO (Oh! voce! è dessa… E morire io non potei!). BEATRICE Orombello!! – Oh sciagurato! Dal mentir che hai tu sperato? Viver forse? ah! dove io moro Vita speri da costoro? Tu morrai con me morrai, Ma qual reo, qual traditor. OROMBELLO Cessa, cessa. - Ah tu non sai… Di me stesso io son l orror. Io soffrii… soffrii tortura Cui pensiero non comprende… Non poté la fral natura Sopportar le pene orrende… La mia mente vaneggiava… Il dolor, non io, parlava… Ma qui, teco, al mondo in faccia, Or che morte ne minaccia, Innocente io ti proclamo, Grido perfidi costor. BEATRICE Grazie, o cielo! AGNESE (Oh! mio rimorso!). ANICHINO (L odi o Duca?). FILIPPO (L odo e fremo). GIUDICE Troppo omai tu sei trascorso Bada e trema. OROMBELLO Io più non tremo. Sol ch io mora perdonato Da quest angelo d amor! FILIPPO e GIUDICE V han supplizii, o forsennato, A strapparti il vero ancor. Orombello si strascina verso Beatrice essa gli va incontro e lo regge BEATRICE Al tuo fallo ammenda festi Generosa, inaspettata. Il coraggio mi rendesti, Moro pura ed onorata… Ti perdoni il ciel clemente, Col mio labbro, col mio cor. OROMBELLO Non morrai né ciel, né terra Soffrirà sì nero eccesso. A me stanco in tanta guerra, A me sia morir concesso. Mi offrirò col tuo perdono Lieto innanzi al mio signor. FILIPPO e GIUDICI (In quegli atti, in quegli accenti V ha poter ch io dir non posso, Cederesti ai lor lamenti, Ne saresti o cor commosso? No sottentri a vil pietade Inflessibile rigor). AGNESE e DAMIGELLE (Ah! sul cor, sul cor mi cade Quel compianto e quel dolor). FILIPPO Poi che il reo smentì se stesso, Fia sospesa la sentenza? ANICHINO Sciorgli entrambi è mio pensiero Fia giustizia la clemenza. FILIPPO Sciorgli? AGNESE Oh! gioja! GIUDICI No non puoi, Vuol la legge i dritti suoi. Nuovo esame infra i tormenti Denno in pria subir costor. AGNESE, ANICHINO e DAMIGELLE (Ella pure!). BEATRICE (O iniqui!). OROMBELLO Oh! mostri! Chi porrà su lei le mani? Tuoni pria sui capi vostri, Tuoni il cielo… GIUDICI Si allontani. BEATRICE ai Giudici Deh! un istante… a Filippo Un solo accento Non temer di udir lamento… Sol t avverto… Il ciel ti vede… O Filippo! hai tempo ancor. FILIPPO Va pei rei non v è mercede… Ti abbandono al suo rigor. BEATRICE si volge ad Orombello e a lui si avvicina Vieni, amico… insiem soffriamo A soffrir per poco abbiamo. Il destin per breve pena Ci riserba eterno onor. OROMBELLO Teco io sono. AGNESE (Io reggo appena). ANICHINO (Oh! pietà! si spezza il cor). TUTTI, FILIPPO e GIUDICI Ite entrambi, e poi che il vero rimorso non vi detta, supplizio che vi aspetta. Vi costringa, e strappi il vel. AGNESE e ANICHINO (Chi mi cela al mondo intero?). (O misfatto! ho in core un gel!). BEATRICE Ah! se in terra a tai tiranni È virtude abbandonata, D una vita sventurata È la morte men crudel. OROMBELLO e BEATRICE Di costanza armiamo il core Qui supplizii, onore in ciel. Orombello e Beatrice partono fra le guardie da lati opposti. Il consiglio si scioglie SCENA SESTA Agnese e Filippo. Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante No. 10 - Recitativo AGNESE Filippo! FILIPPO Tu! - Ti appressa… D uopo ho d udir tua voce. AGNESE Oh! al cor ti scenda Pietosa sì, che al perdonar lo pieghi. FILIPPO Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi? Vieni ogni tema sgombra Il regal serto è tuo. AGNESE Serto! Ah! piuttosto Si aspetta a me de penitenti il velo. FILIPPO Agnese! AGNESE Innanzi al cielo, Innanzi al mondo, io rea mi sento… rea Della morte cui danni un innocente. FILIPPO Qual dubbi or volgi, strani dubbi, in mente? Io sol rispondo, io solo Di quel reo sangue - Omai t acqueta, e pensa Che ad altri tu non dei, fuor che all amore, Di Beatrice il soglio. Ritratti. AGNESE Ah! mio Signor!… FILIPPO severamente Ritratti… il voglio. Agnese parte piangendo SCENA SETTIMA Filippo solo, indi Anichino, Dame, Cortigiani No. 11 - Aria di Filippo e Coro FILIPPO Rimorso in lei?… Dove io non ho rimorso Altri lo avrà? - Dove alcun l abbia, il celi Il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo, Sereno io voglio - E il sono io forse, e il posso! No da terror percosso Mi sento io pur, qual se vicino avessi Terribil larva, qual se udissi intorno Una minaccia rimbombar sul vento - M inganno?… o mi colpi flebil lamento! Porge l orecchio No, non m inganno… è dessa, Ch io non n oda la voce - Oh! chi s appressa! All uscir di Anichino si ricompone ANICHINO Filippo, la duchessa Non confessò… pur la condanna a morte Tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca Alla mortal sentenza. Filippo riceve la sentenza FILIPPO Non confessò!! ANICHINO Costante è l innocenza. CORO È in vostra man, signore, Dell infelice il fato Ceda il rigor placato Al grido di pietà. FILIPPO No… si resista… Il decreto fatal si segni alfine… Si appressa al tavolino per segnare la sentenza si arresta Ah! non poss io mi si solleva il crine. Qui mi accolse oppresso, errante, Qui dié fine a mie sventure… Io preparo a lei la scure! Per amor supplizio io do! Ah! mai più d uman sembiante Sostener potrò l aspetto Ah! nel mondo maledetto, Condannato in ciel sarò. CORO (Ella è salva, se un istante Il rimorso udire ei può). FILIPPO Ella viva. Per stracciare la sentenza Qual fragore! Chi si appressa? - Ite - vedete. I cortigiani escono frettolosi DAMIGELLE Crudo inciampo! FILIPPO Ebben? CORO Signore, Alle mura provvedete. Di Facin le bande antiche Si palesano nemiche, Osan chieder la duchessa, E Binasco minacciar. FILIPPO Ed io, vil, gemea per essa! M accingeva a perdonar! Si eseguisca la sentenza. Sottoscrive CORO Ah! Signor pietà, clemenza. FILIPPO Non son io che la condanno È la sua, l altrui baldanza. Empia lei, non me tiranno Alla terra io mostrerò. (Cada alfine, e tronco il volo Sia così di sua fidanza. Un sol trono, un regno solo Vivi entrambi unir non può). CORO (Ah! per lei non v ha speranza. Il destin l abbandonò). Partono SCENA OTTAVA Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno. Damigelle, e famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D ogni lato sentinelle No. 12 - Finale Secondo CORO Prega. - Ah! non sia la misera Nel suo pregar turbata. Mai non salì di martire Prece al Signor più grata Né mai più puro spirito Ei contemplò dal cielo, Santo d amor, di zelo, Santo del suo soffrir. Oh! la costanza impavida Onde sfidò i tormenti, Data le sia negli ultimi Terribili momenti! E la virtù che tentano Macchiare i suoi tiranni, Provin gli estremi affanni, Suggelli un pio morir! SCENA NONA Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio BEATRICE Nulla diss io… Di sovrumana forza Mi armava il cielo… Io nulla dissi, oh, giòja! Trionfai del dolor. - Perché piangete! Né con me v allegrate? Io moro, o amici! Ma gloriosa, ma di mia virtute Nel manto avvolta. Non così gl iniqui, Che calpestata e afflitta han l innocenza!… Dell iniqua sentenza L universo gli accusi. CORO Ah! sì. BEATRICE Mia morte Filippo infami, e il sangue mio versato Piombi sul traditor, qualunque ei sia, Che dell indegno complice si rese. Dio lo punisca… colla vita. SCENA DECIMA Agnese dall alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente AGNESE Ah! TUTTI Agnese! AGNESE Pietà… la mia condanna Non proferir… a piedi tuoi mi lascia Morir d angoscia e di rimorso. BEATRICE Oh! Agnese! Rimorso in te! AGNESE Rimorso eterno. A morte Ti spingo io sola… Io d Orombello ardea. BEATRICE Oh! che dì tu? AGNESE Credea Te la mia rivale… e violai tue stanze, Furai tuoi scritti… e il sangue tuo comprai Coll onor mio… BEATRICE Perfida!… cessa… fuggi Ch io non ti vegga… ch io non sia costretta In quest ora funesta Col cor morente a maledir… AGNESE Oh! arresta… Odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote BEATRICE Qual suon! CORO e ANICHINO Un altra vittima L ultimo canto intuona. OROMBELLO dalle torri Angiol di pace all anima La voce tua mi suona. Segui, o pietoso, e inspirami Virtù di perdonar… AGNESE Egli… perdona!… Beatrice vivamente commossa si ap pressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello BEATRICE Con quel perdono, o misera, Ricevi il mio perdono. Salga con queste lagrime A un Dio di pace e amor. AGNESE Ah! la virtù di vivere Da te ricevo in dono… Vivrò, vivrò per piangere Finché si spezzi il cor. ANICHINO e CORO Salga quel pianto al trono D un Dio di pace e amor. Odesi marcia funebre BEATRICE Chi giunge? AGNESE Oimè! BEATRICE Lo veggio… Il funebre corteggio… SCENA ULTIMA Rizzardo con Alabardieri e Uffiziali si presenta sulla gradinata AGNESE, ANICHINO, CORI E più speme non v è! BEATRICE La mia costanza Non mi togliete. Anche una stilla, e poi Fia vuotato del tutto e inaridito Questo calice amaro. TUTTI E Iddio ritrarlo Dal labbro tuo non può! BEATRICE Mi dié coraggio Per consumarlo Iddio. Rizzardo s innoltra cogli alabardieri Eccomi pronta… AGNESE Io più non reggo sviene BEATRICE Addio Deh! se un urna è a me concessa Senza un fior non la lasciate, E sovr essa il ciel pregate Per Filippo, e non per me. Si avvicina ad Agnese svenuta Raccontate a questa oppressa Che morendo io l abbracciai Che all Eterno il core alzai A implorar per lei mercé. ANICHINO e CORO Oh! infelice! Oh a qual serbate Fur le genti orrendo esempio! Tristo il suolo in cui lo scempio Di tal donna, o Dio, si fe ! BEATRICE Per chi resta il ciel pregate, Per chi resta, e non per me. BEATRICE ai soldati Io vi seguo. CORI Deh! un amplesso… Un amplesso concedete… BEATRICE Io vi abbraccio… non piangete… CORI Chi non piange non ha cor. BEATRICE Ah! la morte a cui m appresso È trionfo, e non è pena. Qual chi fugge a sua catena, Lascio in terra il mio dolor. È del Giusto al sommo seggio Ch io già miro e già vagheggio, Della vita a cui m involo Porto solo - il vostro amor. Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall alto e pronunzia l ultimo Addio.Tutti gli astanti s inginocchiano CORI Il suo spirto, o ciel, ricevi, E perdona all uccisor. Cala il sipario Bellini,Vincenzo/Beatrice di Tenda
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「ENDYMIONから逃げるな」は、足19で平均70万点とか出ないような人が大好きなワードである。 注意:この記事はお気持ち記事です! 概要 2018年7月30日くらいからやたらと流行り出したフレーズ。 同年7月26日には『ENDYMION』がようやく通常解禁できるようになったため、今までやらずに済んでいたがやらざるを得なくなった。 (なおENDYMION自体の登場は2017年の7月13日なので、登場から丸一年たってようやく通常解禁となる。登場条件の緩和があったのは2018年の4月26日。いくらなんでも同じ曲で長く引っ張り過ぎである) 語源はよく分かっていない。 苦行から逃げるなという点とネタ性の強さから、『グランブルーファンタジー』の「古戦場から逃げるな」が可能性としては高いのだが、そもそも「○○から逃げるな」なんて月並みな表現は過去にいくらでもされてるから、そのルーツについて探していくとなるとこんな場末の適当な文章じゃなくて、もっと大規模なメディアがやるべきである。 余談だが、上記の「古戦場から逃げるな」は公式が認知している。 広まった理由など おそらく各方面に認知されるようになった理由は2つあり、 PSSP2018でENDYMION選曲時に「ENDYMIONから~?」「逃げるなー!」という掛け声があったのが1つ。 おそらくこっちが大きいと思われるものは、某他機種プレイヤーがTwitterのスクリーンネームをこのワードにしていたのが1つである。 上記が災いして、大会でMCが「ENDYMIONから逃げるな」発言をすることがあったり、KAC2019の決勝ではKONAMI指定楽曲としてENDYMION SP-CHALLENGEが存在していたことから「公式がENDYMIONから逃げるなwwwww」などと、発狂譜面をやらないどころかDDRをやらない勢からもネタのように発言されたりする。 (公式はこのワードをそのまま使ってはいないことについては留意すべきである。) このワードの使われ方について 足17・18のスコア詰めをする段階の人は(当然やりたくないので)この言葉をあまり口にしないが、足19のスコア詰めをする段階の人になってくるとライバル同士での煽りあいや自戒を込めて口にすることがある。 ネタが大好きな足18・19とかクリアがいっぱいいっぱいの人はよく口にする。 当然トップランカーよりも初級者・中級者のほうが数は圧倒的に多いので、結果としてこのワードを好む人は足19で平均70万点とか出ない人であることが多い。 「DIFFICULT譜面からなら逃げれた」みたいなツイートも見られる。EXPERT以下とかそもそもENDYMIONは追ってきてない。CHALLENGE譜面から逃げるな。 最近はDDRerですらない人間がDDRerに向かって発するケースがあるようだ。 当たり前だが、そんなことを言ってくる場合はブロックなどを辞さなくてよい。付き合う人はよく考えるべきである。 余談 2020年のKACの直後にSDVXへの移植が発表された。 その際に「ENDYMIONが逃げた」「ENDYMIONを逃がすな」という派生形が生まれているが、当然使用頻度は低い。 2022年4月14日、チュウニズムに移植が行われた。 1クレジット通してすべてENDYMIONを選択した場合、称号「ENDYMIONから逃げるな」が獲得できるようだ。 こういうユーザーのノリを拾っていくのが上手いところは流石のセガといったところか。 ところで、ENDYMIONから逃げるなという文字とともに、ジャケットの女性が追ってくるイラストが投稿されることがあるが、楽曲コメントによれば描かれている女性はエンディミオンではなく『月の女神セレーネ』である。 ENDYMIONは俺たちだった……? この楽曲から受けた印象は、ストリングスによる格調の高さと、クラシカルな音色とダンスミュージックが織りなす異質な神々しさでした。 その印象を表現するために、この楽曲に辿り着いたプレーヤーを神の末裔であるENDYMIONになぞらえて、月の女神セレーネとの「禁断の出会い」をモチーフにジャケットを作成しています。 加えて、この楽曲の異質な神々しさと格調の高さをより一層プレーヤーに味わっていただくために、この楽曲ならではの、いままでに無い演出が必要だと考えました。 その為に、選曲画面を真っ赤に染め、ジャケットの真の姿を隠し、この楽曲だけの決定演出を作成しました。 赤い空という普通ではありえない空模様は、プレーヤーに危機感を感じさせるためです。 また人工物で神を覆うという背徳感と、壊した外装から女神が出てく不気味さから異質な雰囲気を感じてもらうために、黒い外装でジャケットを隠す演出を考えました。 決定演出でリノンに極太ビームを打たせたのは、ヒートパワーを全てかけて戦うプレーヤーの気持ちをリノンに姿に重ねてゲームに没入してもらうためです。 是非、自身の足でこの楽曲にたどり着き、「禁断の出会い」がもたらす雰囲気を味わって見てください。 square_head 下図はイベント中の選曲画面で表示されているもの。 上の文章における『ジャケットの真の姿を隠し』とはコレのことを指している。 最後に こんな場末のwikiを見つけて記事を読むような皆様方は大丈夫だと思うが、このワードに限らず、自分は傍観者の立場でしかなく出来もしない癖に他人にアレやれコレやれと言い出す輩が居る。 「一番難しい奴やって~」だの、ちょっと非効率な動きをしたら「はい再走」だの、記録にギリギリで届かなかったら「もう1回遊べるドン!」だの…… 言ってる本人はその1回だけかもしれない。 でも、言われる側はその1回が積み重なって何度も何度も言われて嫌気が差すものだ。 それも「身内だから許せるネタ」を「身内でも何でもない奴」に言われるとなると本当に腹に据えかねる。 まあ、分かる。 元々他ジャンルでもネタにされてたワードの改変みたいなもんだし、短くて使いやすいし、他人も使ってるネタは自分でも使いたい。 でも、あくまで「身内だから許せるネタ」なんですよ。 つまり、何を言いたいかと言うと…… お前もENDYMION DP鬼のクリア者にならないか? 他人に「逃げるな」なんて言えるくらいなんだから、当然言ってる本人が逃げるなんてことはしないでしょう? 鬼滅のパロで長文書こうかと思いましたがやめました 最終更新:(2022/08/18)
https://w.atwiki.jp/nico_mix/pages/123.html
Bad Sweets 2人 8人 2人 てん、新社会人 てん、エリィ 8人 てん、エリィ、新社会人、mio♪、ssk、ニュウ、絵菜クマンバチ♂